New York,8 novembre 2016- DOPO avergliela data dieci giorni fa, l’Fbi ‘assolvendo’ Hillary per le email, gli ha tolto dalle mani un’arma d’accusa formidabile proprio nelle ultime ore. Donald Trump però non si dà per vinto e continua ad attaccarla negli ‘Stati blu’. «Vinceremo anche in Michigan e in Minnesota – dice –. L’America vuole cambiare e battere la corruzione. Preparatevi, entreremo alla Casa Bianca. Vi restituirò il benessere, la ricchezza e il lavoro che vi hanno rubato. Tocca a voi americani fare giustizia nelle urne». Nei sondaggi è sempre in svantaggio, ma il suo team – che gli ha tolto il controllo diretto dell’account Twitter – fa sapere che in caso di vittoria la nuova squadra sarebbe già pronta: Rudolph Giuliani sarà il ministro della Giustizia, Newt Gingrich diventerà segretario di Stato, il generale Michael Flynn ministro della Difesa e il direttore finanziario del suo impero, Steve Mnuchin farà il ministro del Tesoro. Ieri il tycoon newyorkese, convinto di seminare il panico tra gli avversari (e c’è riuscito), si è lanciato in una vera e propria maratona finale che ha toccato Florida, North Carolina, Pennsylvania, New Hampshire e Michigan. DEVE conquistarli tutti per ottenere i 270 voti elettorali necessari. L’impresa sembra quasi impossibile perché la macchina repubblicana è molto più piccola e spesso, date le grandi tensioni interne al partito, è più interessata a favorire la rielezione di deputati e senatori, che spesso divergono da lui, piuttosto che non la sua elezione. Per 18 lunghi mesi, però, da quando ha annunciato la sua discesa in campo, le sorprese non sono mai mancate e potrebbe ripetersi con un altro caso Florida come accadde nel 2000 con Bush e Al Gore. Se Hillary Clinton ormai senza voce spende le sue ultime parole invitando a unire l’America, Trump sceglie lo slogan della demolizione dell’Obamacare e di Washington per ricostruire tutto dall’inizio. I suoi cavalli di battaglia, dalla drastica riduzione delle tasse per le corporation, che dovrebbero passare dal 35% al 15% per favorire l’occupazione, alla costruzione del muro contro i clandestini sulla frontiera messicana, dalla cancellazione dei trattati commerciali che l’America di Barack e dei suoi predecessori ha firmato con la comunità internazionale, al potenziamento dei militari e delle forze armate, sembrano un libro dei sogni. Ma lui ci crede. Quella che si profila con la sua vittoria sarebbe un’America che fa perno su un uomo forte che non comanderà soltanto alla Casa Bianca ma anche all’interno di un Partito repubblicano ormai a pezzi. Sottopelle la formazione dell’Elefante sta già preparando una vera e propria resa dei conti con forti conseguenze anche nelle politiche di indirizzo della Camera e del Senato destinate a diventare sempre più conservatrici soprattutto per quanto riguarda la sostituzione del giudice Scalia alla Corte Suprema. LA LUNGA notte elettorale con Donald Trump e tutto il suo clan barricati alla Trump Tower prima di spostarsi all’Hotel Hilton per il ‘party della vittoria’ si potrebbe concludere però molto presto non appena si conosceranno i flussi elettorali e i risultati della Florida o della Carolina del Nord. Se Hillary gli strappasse la Florida anche con un piccolissimo margine, per lui la sconfitta sarebbe certa.
Elezioni USATrump sferra l’ultimo attacco. "Americani fate giustizia nelle urne"