Ogni anno si registrano diecimila nuovi casi di tumore testa collo, neoplasie sempre più diffuse che talvolta alterano le espressioni caratteristiche e la mimica del volto. Grazie alle nuove tecnologie operatorie, tuttavia, è possibile rimuovere la neoplasia e ricostruire l’architettura del viso senza incisioni, mediante interventi mininvasivi. Si recupera così l’aspetto fisico che tutti conoscono, e si riducono i rischi di infezione. Detto in altri termini, i medici possono affrontare una patologia tumorale che altera la fisionomia restituendo i lineamenti originali che costituiscono la nostra identità e che ci rendono riconoscibili. Questo avviene grazie ai progressi della chirurgia maxillo-facciale.

Le procedure adottate in caso di traumi, malformazioni o patologie oncologiche, richiedono una task force che coinvolge più specialisti: in questi casi il chirurgo maxillo-facciale lavora gomito a gomito con l’oncologo, il radioterapista, l’odontoiatra, l’oculista oftalmologo, il dermatologo. Queste e altre figure professionali collaborano, insieme, alla riuscita dell’impresa, finalizzata a minimizzare i segni degli interventi e i rischi di complicanze.

Le più recenti innovazioni sono state illustrate al congresso della European Association for Cranio Maxillo Facial Surgery, che si è tenuto a Roma alla presenza di tremila specialisti. A guidare i lavori il Prof. Manlio Galiè, Presidente EACMFS, Direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia Maxillo-Facciale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara e docente del Dipartimento di Neuroscienze e Riabilitazione dell’Università di Ferrara, e il Prof. Valentino Valentini, Presidente del Comitato Scientifico del Congresso e Professore Ordinario in Chirurgia Maxillo Facciale presso l’Università La Sapienza e direttore UOC Chirurgia Maxillo-Facciale Policlinico Umberto I di Roma.

I tumori della testa e del collo sono in aumento nel nostro Paese: erano circa il 4% delle neoplasie maligne negli anni ’90, mentre negli ultimi anni sono diventati il 5%, con 10mila nuovi casi ogni anno. Queste neoplasie hanno origine nelle cavità nasali e nei seni paranasali, nella faringe, nella cavità orale, nella laringe e nelle ghiandole salivari. Il più frequente, circa un caso su due, riguarda la laringe, seguito da quello del cavo orale e della faringe. In Italia, nel 2022 (ultimi dati disponibili) si è confermato il trend degli ultimi anni, con circa 10mila nuovi casi. A essere interessati sono soprattutto gli uomini, che rappresentano i due terzi dei pazienti, ma il genere femminile è sempre più coinvolto. La diagnosi precoce può rivelarsi fondamentale per la sopravvivenza: se il tumore si individua la primo o secondo stadio la sopravvivenza è al 80-90%; se al terzo-quarto stadio decresce al 35-40%.

A innescare questo tipo particolare di patologie neoplastiche , per quanto ne sappiamo, concorrono il fumo e l’alcol, a cui si aggiungono le infezioni, in particolare il virus della mononucleosi (virus di Epstein Bar) e il papillomavirus (HPV), agente eziologico che sale sul banco degli imputati, fino al 70% dei casi, nei tumori dell’orofaringe. L’HPV rappresenta l’infezione a trasmissione sessuale più diffusa, e che si può prevenire grazie al vaccino, da eseguire in età preadolescenziale. La copertura vaccinale è in crescita, con la somministrazione della prima delle due dosi che coinvolge in media il 60-65% delle ragazze e il 50-55% dei ragazzi, ma resta ancora molto al di sotto del 95% raccomandato dall’OMS.

L’intervento chirurgico maxillo-facciale permette sia l’ablazione della parte malata che la ricostruzione del volto. Le tecniche mini-invasive consentono di limitare le incisioni, con minimo reliquato e riducendo notevolmente il rischio di infezioni. “Il ruolo della chirurgia maxillo-facciale nel trattamento dei tumori testa-collo è determinante – sottolinea il Prof. Valentino Valentini – e si concretizza grazie a un approccio sempre più avanzato. I nuovi trattamenti chemioterapici, immunoterapici, radioterapici hanno contribuito a offrire speranze prima impensabili, ma la chirurgia resta l’approccio maggiormente raccomandato dalle linee guida internazionali. Questa consente sia la resezione della patologia che la ricostruzione della parte interessata”.

Uno dei maggiori progressi si è avuto con la chirurgia mini-invasiva. L’ingresso in endoscopia attraverso le fosse nasali, ad esempio, permette di arrivare fino alla base cranica; la chirurgia robotica, invece, consente di intervenire nelle parti più profonde delle prime vie aeree. “In questi casi, le metodiche mininvasive permettono di evitare le incisioni sul volto: un beneficio rilevante – spiega il professor Valentini – non solo dal punto di vista estetico, ma anche da quello psicosociale, nonché una limitazione del rischio di infezioni, prima invece in questo tipo di interventi più frequenti, talvolta anche con effetti letali. L’Intelligenza Artificiale, inoltre, può facilitare le diagnosi precoci con predizione dei risultati dei trattamenti. Infine, con le più moderne metodiche ricostruttive e con l’ingegneria tissutale possiamo riportare la parte del volto interessata a recuperare le sue sembianze originali fino al 90%”.