Una terapia rivoluzionaria, con un doppio meccanismo di azione promette di cambiare la vita delle persone che convivono con l’obesità e il sovrappeso. La casa farmaceutica Lilly ha annunciato infatti che, dopo aver ottenuto dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) l’autorizzazione all’immissione in commercio, inizia ora la commercializzazione del farmaco tirzepatide. Questo prodotto è indicato per il trattamento dell’obesità e del sovrappeso in presenza di almeno una comorbidità, come il diabete di tipo 2. Secondo gli studi clinici che hanno portato all’approvazione, tirzepatide ha dimostrato di poter aiutare a perdere fino al 22,5% di peso. Attualmente il farmaco è disponibile, su prescrizione, in penne preriempite, e agisce contro due meccanismi chiave alla base dell’obesità: attiva sia i recettori ormonali del GLP-1 (peptide glucagone-simile-1) sia quelli del GIP (polipeptide insulinotropico glucosio-dipendente). Questa doppia azione si traduce in un aumento della secrezione di insulina a livello pancreatico, un incremento di risposta nella sensibilità insulinica, e in una riduzione della quantità di introito alimentare. Nel trial SURMOUNT-1 di Fase III la molecola, in aggiunta alla dieta e all’esercizio fisico, ha dimostrato con il primo dosaggio di mantenimento di 5 mg (raggiunto dopo 4 settimane di trattamento) una riduzione del peso del 16% alla 72° settimana. Inoltre, con la dose di mantenimento massima di 15 mg, tirzepatide ha dimostrato una perdita di peso fino al 22,5%. Oltre ai benefici sulla gestione del peso, tirzepatide offre anche vantaggi significativi per i pazienti con diabete di tipo 2. L’attivazione dei recettori del GIP contribuisce a migliorare la sensibilità insulinica e a ridurre l’introito calorico, oltre a diminuire il senso di nausea spesso associato ai trattamenti per l’obesità.

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Il presidente della Società Italiana di Obesità (SIO), Rocco Barazzoni, ha dichiarato in proposito, come si legge in un comunicato: “Stiamo finalmente entrando in una nuova fase nel trattamento dell’obesità, con un nuovo paradigma farmacologico che ci permetterà non solo di fornire risposte a bisogni assistenziali finora largamente insoddisfatti, restituendo tempo e qualità di vita ai pazienti, ma anche di prevenire nel lungo termine le numerose patologie associate e di ridurne l’impatto oggi drammatico”. Elias Khalil, presidente e amministratore delegato di Lilly Italy hub, ha aggiunto da parte sua: “Oggi ampliamo la portata delle nostre innovazioni rendendo disponibile una molecola che ridefinisce anche il trattamento dell’obesità e ha il potenziale di migliorare la vita di moltissime persone che vivono con questa malattia cronica e progressiva, associata ad alcune delle principali cause di morte, tra cui patologie cardiache, cancro, ictus e diabete”. Attualmente, tirzepatide è disponibile in Italia in classe CNN (classe C non negoziata), e l’azienda è impegnata nelle interlocuzioni con AIFA per renderlo disponibile ai pazienti italiani a carico del servizio sanitario nazionale.

Commento

L’obesità, con 6 milioni di casi in Italia, non è ancora riconosciuta come malattia. Attualmente, è in corso un iter parlamentare per il suo riconoscimento. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) descrive l’obesità come una malattia cronica, progressiva e recidivante, spesso accompagnata da sottovalutazione, stigma e colpevolizzazione verso chi ne soffre. Questa condizione colpisce oltre un miliardo di persone nel mondo, di cui 6 milioni (il 12% della popolazione) solo in Italia, con altre 25 milioni di persone in sovrappeso. Sovrappeso e obesità rappresentano la quinta causa di morte a livello globale, con almeno 2,8 milioni di decessi all’anno.

Nonostante ciò, in Italia, l’obesità non è ancora riconosciuta dal servizio sanitario nazionale come malattia cronica non trasmissibile a sé stante, anche se è in corso un iter parlamentare per il suo riconoscimento. Rocco Barazzoni, che come specificato sopra è presidente della Società Italiana dell’ Obesità (SIO), ha affermato che, nonostante i progressi degli ultimi anni, l’obesità rimane una condizione molto complessa da affrontare per i professionisti e i sistemi sanitari. Le difficoltà sono dovute alla sua multifattorialità, al decorso cronico e progressivo, alle molte complicanze cliniche associate e alla difficoltà di ottenere risultati duraturi nella riduzione del peso corporeo. L’eccesso di peso è influenzato da diversi fattori: biologici, genetici e ambientali. Per questo motivo, le modifiche dello stile di vita non sempre sono sufficienti a produrre risultati che migliorino la salute nel lungo termine. Inoltre, la perdita di peso è raramente mantenuta nel lungo periodo. Questo perché, ogni volta che una persona riduce l’introito calorico per perdere peso, il suo metabolismo può aumentare la produzione degli ormoni che regolano la fame e il desiderio di cibo producendo un circolo vizioso che si autoalimenta.