La tecnologia cambia in meglio le nostre vite, ci aiuta a mantenerci in buona salute grazie a soluzioni che in passato potevamo solo immaginare, e questo accade proprio mentre il Servizio sanitario perde colpi. Luci e ombre, insomma, ma l’innovazione è trascinante, come una marea, inevitabilmente destinata a elevare gli standard del benessere: riduce i costi di produzione dei trattamenti sanitari, favorisce il dialogo con gli istituti, offre servizi migliori alla popolazione elevando gli standard di cura.

 

Si è conclusa così a Bologna, all’insegna dell’ottimismo, la conferenza internazionale di consenso organizzata dalla Società Italiana di Telemedicina (SIT). Tra i temi centrali, come si legge nel riepilogo, figurano l’intelligenza artificiale, la gestione interattiva dei dati, la tutela della sicurezza e della privacy, oltre alle applicazioni pratiche in oncologia, nella diagnostica, nelle specialistiche, nella gestione delle cronicità.

 

Innovazione

L’innovazione tecnologica, in questo senso, si declina sotto vari aspetti: robotica, chirurgia di precisione, screening e visite teleguidate, monitoraggi in remoto, tecnoassistenza a domicilio. Sotto i riflettori, tra le novità, i prodigi della telemedicina in cardiologia.

 

Approfondimento: telemedicina in cardiologia, linee guida

 

“Dobbiamo affrontare il cambiamento con decisioni strategiche e valori condivisi”. Questo, in uno slogan, il pensiero di Antonio Vittorino Gaddi, presidente SIT. Siamo ancora in una fase primordiale, ma la telemedicina segna, dopo la scoperta del codice genetico, la seconda grande rivoluzione nelle scienze della vita. In questo ottica la società scientifica ha stipulato di recente un accordo quadro, insieme al Consorzio Interuniversitario Cineca di Bologna, all’Istituto Nazionale Fisica Nucleare, e all’Istituto Superiore di Sanità, per coinvolgere giovani talenti nei programmi più ambiziosi.

 

Progetti

“L’attività della Società Italiana di Telemedicina è iniziata nel 2004, quando la tecnologia era agli albori”, spiega da parte sua Chiara Rabbito, presidente del Comitato scientifico nazionale SIT. La telemedicina si cala nella realtà quotidiana, integra dati e informazioni per arrivare alla diagnosi precoce e alle terapie personalizzate attraverso una ristrutturazione logica del flusso informativo, senza eliminare il rapporto diretto medico-paziente, fisicamente in presenza. “Affinché la telemedicina diventi parte integrante del Servizio sanitario nazionale e permetta di migliorarlo – conclude l’esperta – sarà necessario andare oltre il PNRR e disporre di fondi strutturali e progetti di lungo termine”.

 

Piattaforma

In tema di telemedicina, da segnalare l’annuncio della firma, la settimana scorsa, alla presenza del ministro della Salute, Orazio Schillaci, del contratto riguardante  l’affidamento in concessione della progettazione, realizzazione e gestione dei servizi abilitanti della Piattaforma nazionale di Telemedicina PNRR – Missione 6. La stipula è avvenuta tra Agenas, da una parte, e il Raggruppamento Temporaneo di Impresa (Rti) costituito da Engineering Ingegneria Informatica e Almaviva.  La piattaforma permetterà una maggiore integrazione tra i servizi sanitari regionali, migliorando la qualità e l’accesso alle cure.

 

La pandemia ha messo in moto un processo fatto di algoritmi, intelligenza artificiale e moderne piattaforme software certificate. I risultati dovranno tradursi nel rafforzamento della medicina del territorio, mediante sistemi di monitoraggio e supporto fisico a domicilio. Affinché questi sogni diventino realtà è però indispensabile una sinergia tra i diversi attori coinvolti in questo processo pubblico-privato. Istituzioni nazionali e locali, società scientifiche, medicina generale, specialistica e aziende sanitarie, dovranno collaborare per avviare un processo virtuoso superando una certa logica a compartimenti stagni, e una frammentazione, che finora hanno condizionato le scelte, mettendo un freno all’efficienza in sanità.