La salute mentale rappresenta uno dei temi più delicati della società contemporanea, una dimensione della salute spesso trascurata, che merita invece un’attenzione tutta particolare. In Italia, il quadro è disarmante: il numero di persone affette da disturbi psicologici si stima abbia raggiunto quota 16 milioni, con un incremento del 6% rispetto a due anni fa. Questa cifra non è solo un dato statistico, ma riflette una vera e propria emergenza sanitaria e sociale che coinvolge un ampio segmento della popolazione. Purtroppo, oltre due milioni di persone si curano in maniera discontinua, scontano pregiudizi, scompensi, sono di fatto emarginate e incapaci di usufruire pienamente dei servizi di salute mentale nel territorio.
In questo contesto critico, Motore Sanità, con il supporto incondizionato di Angelini Pharma, ha intrapreso un percorso di riflessione e dialogo attraverso una serie di think tank. Questi incontri hanno coinvolto esperti, associazioni di pazienti, istituzioni e vari stakeholder, con l’obiettivo di individuare azioni concrete per migliorare l’assistenza in ambito di salute mentale. Il viaggio, che ha toccato le regioni Lazio, Lombardia, Triveneto e Toscana, ha permesso di analizzare da vicino le criticità del sistema e di elaborare proposte concrete, culminate in un Mental Act, presentato a Roma.
Alberto Siracusano, coordinatore del Tavolo tecnico ministeriale sulla Salute Mentale, ha sottolineato come la carenza di risorse sia un dato comune a tutte le realtà analizzate. Tuttavia, ha evidenziato anche un altro aspetto fondamentale: la necessità di promuovere una nuova cultura della salute mentale. È essenziale intervenire a livello preventivo già nelle scuole, nonché durante le fasi di transizione e nei momenti critici della vita, al fine di affrontare i problemi legati alla salute mentale in modo efficace. Siracusano ha parlato anche del concetto di One Mental Health, che sottolinea l’importanza di considerare il rapporto tra ambiente, salute fisica e benessere soggettivo, come elementi interconnessi.
Occorre affrontare senza ipocrisie il tema dello stigma e della paura di essere giudicati, problemi che gravano sulla condizione delle persone con disturbi mentali. Una corretta informazione è fondamentale per contrastare le problematiche e favorire un cambiamento culturale. L’anno prossimo, gli sforzi continueranno, con l’intento di raccogliere dati e comprendere a fondo le difficoltà legate all’assistenza, per costruire un futuro in cui ogni individuo possa sentirsi supportato e compreso.
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Ai Laboratori sulla Salute Mentale, si legge nel comunicato ufficiale dell’iniziativa di Motore Sanità, hanno preso parte i massimi esperti, a livello regionale e nazionale. Alberto Siracusano, professore emerito di Psichiatria, Università Tor Vergata, coordinatore del Tavolo tecnico ministeriale sulla Salute Mentale, e Giuseppe Nicolò, Direttore DSM-DP Asl Roma 5, coordinatore vicario del Tavolo tecnico ministeriale sulla Salute Mentale, hanno coinvolto i rappresentanti delle associazioni di pazienti e delle istituzioni. I lavori hanno portato i partecipanti ad identificare una lista di azioni raccolta in un Mental Act che qui viene riassunto schematicamente:
Investire sui professionisti sanitari
In tutte le Regioni, i Dipartimenti di Salute Mentale risultano sottodimensionati in termini di personale sanitario e socio-sanitario. Sulla base delle analisi sul fabbisogno del personale SSN elaborate da Agenas e Conferenza Stato Regioni emerge la necessità di aumentare del 47% l’attuale dotazione di personale presso i DSM. In assenza di investimenti oggi l’assistenza viene garantita solo grazie all’impegno e disponibilità dei singoli. Si rende necessario un intervento organico che attraverso la misurazione dei carichi di lavoro ai quali tutti gli operatori sono sottoposti porti a una revisione delle attuali piante organiche. Parimenti è assolutamente necessario garantire un’adeguata formazione così da migliorare diagnosi e percorsi di cura.
Adeguamento dell’offerta assistenziale e delle linee guida
Un adeguamento del numero delle strutture dedicate all’assistenza, cura e riabilitazione dei pazienti con disturbi mentali (i.e. CSM/CPS, CD, SR, ambulatori dedicati) e dei posti letto negli SPDC permetterebbe non solo di rispondere alla crescente domanda di pazienti che necessitano di una presa in carico in condizioni di emergenza-urgenza, ma di attuare un potenziamento dell’assistenza territoriale e dell’offerta sociosanitaria. Dovremmo incrementare del 20% il numero dei CSM; Aumentare del 36% gli attuali posti letto, così da rispettare quanto indicato nel Progetto Obiettivo “Tutela della salute mentale 1998-2000” (DPR 1.11.99).
Rinnovare il Piano di Azione Nazionale sulla Salute Mentale (PANSM) e creare nuove linee guida per la gestione della depressione. Migliorare la qualità dei percorsi di prevenzione, trattamento e riabilitazione a favore delle persone con disagio psichico a livello nazionale. L’obiettivo è quello di dare una risposta più moderna alle criticità dell’assistenza psichiatrica e dei bisogni sociali della salute mentale.
Maggiori risorse
Da anni solo il 3,4% del Fondo Sanitario Nazionale viene assegnato alla salute mentale, contro l’8,3% che rappresenta la media europea con la Francia che arriva al 15%. Le nostre stime prevedono una linea di investimenti tale da portare la percentuale del fondo sanitario almeno al 5%. Ciò rappresenterebbe il fattore abilitante per: intensificare l’attività territoriale, implementare l’assistenza ai giovani pazienti nella fase di esordio delle malattie, garantire la continuità della cura sia tra ospedale e CSM, migliorare l’appropriatezza dei trattamenti, l’aderenza e controllare il rischio di effetti collaterali.
Iniziative di sensibilizzazione e lotta allo stigma
Oggi circa 200.000 pazienti sospendono il trattamento farmacologico, ed oltre 3.000 non si presentano agli interventi psicoeducativi o psicoterapeutici richiesti a causa dello stigma
Occorre avviare una campagna di sensibilizzazione volta a promuovere una corretta informazione sulla salute mentale, affrontando stereotipi e pregiudizi che spesso alimentano l’isolamento e la discriminazione. Attraverso media tradizionali, social media e iniziative locali, è necessario diffondere messaggi che favoriscano l’inclusione e il rispetto delle persone con disturbi mentali.
In base al roadshow nelle varie regioni abbiamo evidenziato la costante crescita dei pazienti che rifiutano di accedere a programmi terapeutico e socioriabilitativi per lo stigma associato. Parimenti abbiamo evidenziato che investire in campagne di social awareness, come previsto nel Report WHO «Investing in Mental Health», ridurrebbe lo stigma generando un incremento dei pazienti che ricevono le cure necessarie ed un reinserimento nelle scuole e nelle loro comunità, generando un ritorno positivo per la comunità.
Nella sola depressione il 50% dei pazienti si rifiuta di accedere a programmi per la percezione di stigma ed il timore di essere identificati come “malati mentali”.
Rafforzamento della medicina di prossimità
Per garantire un’assistenza più vicina ai cittadini, è fondamentale rilanciare la medicina territoriale. Proponiamo di adottare nuovi modelli organizzativi che prevedano l’integrazione continua di professionisti della salute mentale, come psichiatri, psicologi e assistenti sociali, nelle unità sanitarie territoriali. Questo approccio consentirà un intervento precoce e multidisciplinare, facilitando la presa in carico tempestiva e il supporto integrato per i pazienti, con particolare attenzione alle situazioni di maggiore vulnerabilità.
Potenziamento della telemedicina
La telemedicina rappresenta una risorsa strategica per migliorare la continuità assistenziale e il follow-up dei pazienti, specialmente dopo le dimissioni ospedaliere. Nelle regioni abbiamo osservato che il 50% dei Centri assistenziali non utilizza la telemedicina a causa della carenza di linee guida regionali. Sarebbe opportuno definire specifiche linee guida regionali e specifiche piattaforme digitali che permettano consulti da remoto, monitoraggio costante e contatti frequenti con il personale sanitario. Questo garantirà una migliore continuità assistenziale, sostenibilità ed appropriatezza dei programmi individualizzati di cura.
Aggiornamento e formazione del personale sanitario
La qualità dell’assistenza dipende innanzitutto dalla preparazione degli operatori sanitari. Per questo, è essenziale aggiornare costantemente i professionisti con corsi di formazione specifici in ambito psichiatrico, che permettano di migliorare la tempestività e l’appropriatezza della diagnosi.
Prevenzione e cultura sulla salute mentale
La prevenzione e la promozione della salute mentale passano dalla conoscenza, dalla consapevolezza e dal riconoscimento precoce di alcuni fattori di rischio e vulnerabilità che possono rendere più probabile l’esordio di veri e propri disturbi psichici in un contesto di pressioni e sfide crescenti, con particolare attenzione ad adolescenti, giovani adulti e alle donne nel periodo del periparto. E’ fondamentale attuare sforzi per intercettare e individuare precocemente il disturbo psichico e dare risposta tempestiva in termini di cure e assistenza favorendo l’accessibilità ai servizi di salute mentale, al fine di ridurre la durata di una malattia non trattata.
Sostenere le persone che soffrono di disturbi della Salute Mentale e le loro famiglie nel percorso di recupero del benessere e della pienezza di vita. Il terzo settore può svolgere un ruolo cruciale nella integrazione socio-sanitaria. I progetti terapeutico riabilitativi dei dipartimenti di salute mentale possono godere del supporto degli enti di terzo settore, che svolge un ruolo di cerniera importante tra l’ente pubblico e il territorio, per cercare di amplificare quelle opportunità di abitare autonoma, di lavoro, di sostegno alla socialità e sensibilizzare la comunità per superare stigma e pregiudizio.
REMS
Per finire, si rende necessario promuovere un approccio multidimensionale e integrato, in cui il trattamento terapeutico viene armonicamente combinato con la gestione della sicurezza, creando così un ambiente che non solo promuove il benessere e la riabilitazione dei pazienti affetti da disturbi mentali, ma al contempo garantisce la protezione e la serenità della comunità circostante. Questo modello operativo non si limita a rispondere alle esigenze cliniche individuali, ma considera anche le implicazioni sociali, etiche e legali di ogni intervento, mirando a favorire il reinserimento sociale dei pazienti attraverso percorsi terapeutici personalizzati, monitorati da un’équipe multidisciplinare che collabora attivamente per prevenire il rischio di recidive e per sostenere il recupero psico-sociale
L’emergenza salute mentale in Italia ha raggiunto livelli preoccupanti, con 16 milioni di persone che affrontano problematiche di varia gravità, un incremento del 6% rispetto al 2022. Questo fenomeno, accentuato dalla pandemia, non solo ha messo in luce la vulnerabilità del nostro sistema sanitario, ma ha anche evidenziato la carenza di risorse e specialisti, nonché l’urgenza di un approccio organizzato e integrato per affrontare la crisi.
In un contesto in cui il 75% di queste persone, circa 12 milioni, soffre di ansia e depressione, la situazione è ulteriormente complicata dal fatto che oltre 2 milioni di individui, equivalenti al 12,5% di chi vive con disabilità mentali, rimangono privi di supporto a causa di stigmi e pregiudizi. Questi dati emergono dalla Road Map di Motore Sanità, che grazie al sostegno incondizionato di Angelini ha coinvolto esperti, associazioni di pazienti e istituzioni al fine di individuare misure concrete da adottare.
Fenomeno in crescita
La salute mentale, una volta trascurata, è diventata una delle priorità. Secondo il World Mental Health Day Report, il 45% degli intervistati in 31 paesi considera la salute mentale una priorità, con un aumento della consapevolezza del 18% rispetto al 2018. I numeri sono inquietanti: ogni anno, depressione e ansia causano la perdita di 12 miliardi di giornate lavorative nel mondo, con un costo di 1 trilione di dollari. In Italia, questa crisi incide per il 4% del PIL, e chi soffre di disturbi mentali ha una vita accorciata di dieci anni.
La risposta del sistema sanitario italiano, tuttavia, è insufficiente. I Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) sono diminuiti drasticamente, passando da 183 nel 2015 a soli 139 nel 2023. Questo calo è accompagnato da un’esodo di professionisti: attualmente, ci sono 25.000 operatori, solo 55 ogni 100.000 abitanti, ben al di sotto degli 83 previsti dagli standard dell’Agenas e ratificati dal Ministero della Salute. La spesa pubblica per la salute mentale è stagnante a 3,6 miliardi di euro l’anno, collocando l’Italia tra gli ultimi posti tra i Paesi europei ad alto reddito.
Correttivi
Questi numeri evidenziano un vuoto preoccupante nella società italiana. Oltre 2 milioni di persone, pari al 3,5% della popolazione, non riescono a trovare aiuto a causa dello stigma, della paura e dell’inefficienza del sistema. La crisi dei disturbi mentali ha visto un incremento esponenziale negli ultimi dieci anni, colpendo in particolare giovani e categorie più fragili, come studenti, donne e lavoratori precari.
Durante la presentazone della Road Map, nella foto sotto, sono state illustrate le raccomandazioni formulate dai laboratori sulla salute mentale, che hanno coinvolto le città di Roma, Viareggio, Milano e Padova. Tra le proposte, si sottolinea l’importanza di investire risorse e di implementare il concetto di One Mental Health, un approccio integrato che unisca le diverse componenti della salute fisica e mentale.
Verso un futuro migliore
Le azioni suggerite includono il potenziamento dei servizi di salute mentale, la formazione di nuovi specialisti e la sensibilizzazione della popolazione per ridurre lo stigma. Inoltre, è fondamentale garantire che le risorse siano allocate in modo efficace, affinché ogni persona possa avere accesso a cure adeguate e tempestive.
Il cammino è ancora lungo, ma la consapevolezza crescente e il coinvolgimento di tutti gli attori della sanità possono fare la differenza. È cruciale che il governo e le istituzioni investano concretamente nella salute mentale, affinché le 16 milioni di persone che oggi lottano con disturbi mentali in Italia possano ricevere il supporto di cui hanno bisogno.
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