I centri di eccellenza in cardiologia sono in grado di rivoluzionare il trattamento dell’insufficienza cardiaca con l’elettrostimolazione fisiologica. La stimolazione cardiaca tradizionale, che pure ha salvato tante vite umane, deve pur sempre fronteggiare un rischio reale di andare incontro, nel tempo, a fenomeni ingravescenti quali insufficienza cardiaca e fibrillazione atriale. “Numerosi studi evidenziano l’efficacia del pacing fisiologico rispetto ai metodi tradizionali”, ha scritto Francesco Vetta, direttore della Cardiologia nell’Ospedale di Avezzano e docente universitario della Unicamillus. “Rispetto alla stimolazione biventricolare, il numero di elettrocateteri nel cuore si riduce, e con esso anche il rischio infettivo riconducibile alle procedure”. Con queste nuove tecniche, l’ospedale mira a fornire una migliore qualità della vita a chi soffre di insufficienza cardiaca. Le patologie cardiovascolari che mettono a rischio la ritmica del cuore implicano una elettrostimolazione tramite pacemaker, che può avvenire in diverse modalità. All’approccio classico, si è aggiunta recentemente l’elettrostimolazione fisiologica, che rappresenta un salto in avanti e tende a limitare le complicanze. “Dati in letteratura – ha precisato il professor Vetta – mostrano che la prevalenza della fibrillazione atriale, proprio per il progressivo invecchiamento della popolazione, potrebbe raddoppiare nei prossimi anni, passando dal valore attuale del 2% al 4% nella popolazione. Anche per l’insufficienza cardiaca è previsto un trend analogo, tanto che si potrebbe parlare di epidemia cardiogeriatrica. È ovvio quindi che ci debba essere una specifica attenzione a migliorare i percorsi terapeutici specialistici soprattutto per prevenire patologie più comuni nella popolazione anziana. La cosiddetta stimolazione fisiologica – aggiunge l’illustre specialista – riproduce un percorso più naturale dell’impulso elettrico nel cuore. Partendo dal setto interventricolare, l’impulso raggiunge in modo più fisiologico tutto il cuore, prevenendo o trattando l’insufficienza cardiaca. Diversi studi dimostrano che questa tecnica è più efficace rispetto ai metodi tradizionali. Inoltre, richiedendo meno elettrocateteri, riduce il rischio di infezioni legate all’impianto”.
La cardiologia dell’ospedale San Filippo e Nicola di Avezzano grazie alle professionalità, grazie all’adozione di moderne tecnologie, e in virtù della sua posizione strategica, si conferma punto di riferimento per l’area compresa tra Abruzzo, Molise e basso Lazio, accogliendo pazienti da tutto il Centro-Sud, in altri termini una struttura modello. Negli ultimi mesi dell’anno scorso nella Unità Operativa Complessa di Cardiologia UTIC sono stati aperti ambulatori di secondo livello per l’insufficienza cardiaca, per la cardiopatia ischemica e strutturale, per l’aritmologia per il monitoraggio remoto dei device impiantati, per la dislipidemia e da ultimo, per l’amiloidosi cardiaca da transtiretina; ultimamente si registra un incremento sia del numero di procedure che della qualità delle stesse. Queste novità saranno presentate nel corso del convegno intitolato il Cuore della Marsica in programma l’11-12 ottobre presso il Centro di formazione Noesis ad Avezzano.
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