L’obesità è una malattia complessa e multifattoriale, che colpisce milioni di persone in tutto il mondo. Si comincia con un lieve sovrappeso e nel giro di qualche mese o qualche anno, un chilo dopo l’altro, i vestiti si fanno sempre più stretti, il girovita si ingrossa e bisogna adeguare il guardaroba. Secondo i manuali di medicina, l’obesità è una patologia cronica progressiva, influenzata da una combinazione di fattori genetici, endocrini, ambientali e psicologici. Nonostante ciò, la percezione comune continua a restituire una visione falsata o indulgente, l’obesità come problema di scarso autocontrollo dell’appetito, e si ripete il solito mantra “mangiare meno e muoversi di più” come unica soluzione nota. Oggi sappiamo invece che questo approccio riduttivo ignora la complessità della malattia e perpetua la colpevolizzazione nei confronti di chi ne soffre.
La narrativa
In questo contesto, Lilly ha lanciato la campagna “Perdere peso non dipende solo da te. Il tuo corpo può fare resistenza”, patrocinata dall’associazione pazienti Amici Obesi Onlus. Questa iniziativa di utilità sociale mira a promuovere una comprensione più profonda dell’obesità come malattia, rompendo il silenzio e l’isolamento che la contraddistingue. Da segnalare in particolare un sito internet molto interessante www.patologiaobesita.it collegato alla campagna e, per quanti transitano dalla stazione ferroviaria di Roma Termini, l’installazione temporanea The Impossible Gym, allestita in piazza dei Cinquecento, due iniziative pensate per sensibilizzare l’opinione pubblica e favorire una discussione più aperta, empatica e informata.
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The Impossible Gym, una palestra sui generis
Rappresentazione simbolica
L’installazione “The Impossible Gym”, situata come si diceva in Piazza dei Cinquecento, si presenta come una palestra in miniatura ma esibisce una caratteristica distintiva, si potrebbe dire iperbolica poiché gli attrezzi sono più faticosi da muovere a causa dei freni e delle fasce elastiche incorporate, un espediente che vorrebbe rendere percepibile a chiunque la fatica da affrontare quando si accumulano chili di troppo, e simboleggiare la resistenza al cambiamento che si affronta durante il processo di perdita di peso, e che spesso vanifica gli sforzi per dimagrire. Gli ostacoli fisici, biologici e psicologici che affrontano le persone obese vengono messi in evidenza attraverso questa esperienza immersiva, che invita i visitatori a riflettere sulle frustrazioni quotidiane vissute da chi cerca di riconquistare il peso forma.
I meccanismi alla base dell’obesità
Come sottolinea Rocco Barazzoni, Presidente della Società Italiana Obesità (SIO), la malattia cronica che stiamo descrivendo è il risultato di alterazioni patologiche dei meccanismi che regolano la fame e la sazietà. Questi meccanismi, in gran parte neurologici e localizzati nel cervello, non sono sotto il controllo volontario dell’individuo. Fattori genetici, endocrini e ambientali si intrecciano, rendendo la lotta contro l’obesità un’impresa complessa e difficile. Occorre considerare che le alterazioni biologiche sono spesso in grado di ostacolare gli sforzi per perdere peso, creando una spirale di frustrazione e senso di colpa nei pazienti.
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Sovrappeso e sazietà, parla il presidente Sio
Le percezioni distorte
Nonostante le evidenze scientifiche, un rapporto del 2024 realizzato da Ipsos, I-COM e Università del Piemonte Orientale evidenzia che meno della metà degli italiani riconosce l’obesità come una malattia cronica e un fattore di rischio per altre patologie. Molti continuano a vederla come il risultato di cattive abitudini, contribuendo a perpetuare la stigmatizzazione di chi ne soffre. Questa percezione distorta influisce non solo sul modo in cui la società guarda all’obesità, ma anche su come i pazienti stessi si percepiscono, alimentando sentimenti di vergogna e isolamento.
La voce dei pazienti
Iris Zani, Presidente dell’Associazione Amici Obesi, sottolinea che nessuna persona con obesità è soddisfatta della propria condizione. I limiti fisici e psicologici sono evidenti, ma ci sono anche complessi meccanismi biologici che influenzano la percezione della fame e della sazietà. La campagna di Lilly si propone di scardinare certi pregiudizi che attribuiscono una sorta di complesso di colpa al singolo individuo, promuovendo una nuova narrativa che riconosca l’obesità come una malattia e non come un fallimento personale.
Verso un cambiamento culturale
Elias Khalil, Presidente e Amministratore Delegato Italy Hub di Lilly, afferma che è cruciale accrescere la consapevolezza sull’obesità e rompere gli stereotipi che affliggono i pazienti. Il cambiamento può avvenire a livello individuale ma è necessaria al tempo stesso una trasformazione culturale della società nel suo insieme, affinché si riconosca la complessità della malattia e si faccia un passo avanti verso la comprensione delle terapie. Questo cambiamento deve cominciare dall’educazione, coinvolgendo la comunità scientifica, le istituzioni e la società civile per creare un dialogo aperto e informato sull’obesità.
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Vincere i pregiudizi, fare informazione
Un impegno collettivo
La campagna di Lilly, il sito internet www.patologiaobesita.it e l’installazione “The Impossible Gym” intendono promuovere una comprensione condivisa e una narrazione che non sia più basata sulla colpevolizzazione, ma sulla solidarietà e sul supporto.
La scelta di Noemi
Presente alla conferenza stampa e all’inaugurazione di “The Impossible Gym” anche la cantante Noemi: “Credo profondamente nella necessità di un cambiamento culturale sul tema del peso e, quindi, dell’obesità. Il corpo – ha dichiarato l’artista – è costantemente sotto gli occhi di tutti e il giudizio e pregiudizio purtroppo spesso accompagnano il pensiero e le parole delle persone. Ogni persona ha una storia diversa, che a volte racconta anche di una patologia difficile da comprendere. La corretta informazione e il superamento di pregiudizi possono cambiare le cose e creare una società più empatica e consapevole, in cui ogni persona possa sentirsi compresa e supportata nel proprio percorso. La salute deve rimanere l’aspetto più importante: riconoscere l’obesità come una patologia e il proprio corpo come qualcosa di cui prendersi cura è fondamentale”.
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