In Italia, con l’invecchiamento della popolazione, emergono problematiche di natura assistenziale che cambiano i connotati della nostra società. E si assiste a una dicotomia, l’arco esistenziale è sempre più prolungato, d’accordo, ma viene da chiedersi legittimamente quanto siano appaganti, in fondo in fondo, gli anni di vita guadagnati. La qualità della vita e l’autonomia della persona anziana sono questioni al centro dell’ultimo Rapporto Meridiano Sanità, presentato a Roma da The European House – Ambrosetti. La speranza di vita degli italiani è aumentata, ma questa aspettativa comporta delle conseguenze. In media, si considera che la persona anziana deve fare i conti con sedici anni di alti e bassi di salute, un periodo segnato da cronicità e acciacchi (artrosi, ipertensione, debolezza muscolare, vuoti di memoria, insonnia, perdita di autostima, calo della vista e dell’udito, creatività offuscata, affanno respiratorio e apatia). Alla genetica si sommano le conseguenze legate alle cattive abitudini: sedentarietà, sovrappeso, abuso di alcol, fumo esposizione agli inquinanti ambientali e domestici. Il rapporto mette in evidenza come queste condizioni compromettono la qualità della vita, con un impatto significativo sulla produttività e sull’economia. Un altro aspetto critico evidenziato nel rapporto riguarda le disuguaglianze territoriali. Sono state individuate aree geografiche dove si campa anche tre anni di meno rispetto ad altre, una disparità tra regioni che necessita di essere affrontata. Le malattie non trasmissibili, le cronicità, insieme alle malattie infettive, sono responsabili di oltre 19,5 milioni di anni persi a causa di disabilità o morte prematura. Questa situazione colpisce prevalentemente la popolazione in età lavorativa, con un impatto peculiare sulle donne, traducendosi in una perdita di produttività di circa 97 miliardi di euro, pari al 4,6% del PIL italiano.

Per far fronte a queste sfide, il Rapporto Meridiano Sanità propone un aumento degli investimenti in prevenzione, passando dal 5% al 7% del Fondo Sanitario Nazionale. L’implementazione di strategie di intervento sui fattori di rischio, l’incremento delle vaccinazioni e degli screening potrebbe migliorare significativamente la salute dei cittadini e contribuire alla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. Secondo il rapporto, tali misure potrebbero farci risparmiare, nel corso di dieci anni, 544 miliardi di euro in costi diretti e indiretti grazie alla riduzione dell’incidenza delle malattie legate a stili di vita malsani o prevenibili. Valerio De Molli, CEO di The European House – Ambrosetti e di TEHA Group, ha sottolineato l’importanza di questa strategia: “Investire nella salute della popolazione è una necessità, non solo per garantire il benessere dei cittadini, ma anche per migliorare la produttività e accelerare la crescita economica del Paese. È necessario lavorare a un Piano Marshall per la prevenzione e il benessere”.

 

Forum promosso da The European House – Ambrosetti

Si sono ufficialmente avviati a Roma, con queste premesse, i lavori del Forum Meridiano Sanità. L’evento, che ha come tema conduttore il claim “Health for all Policies: verso una nuova visione strategica del sistema sanitario per la crescita del Paese”, ha visto la partecipazione di importanti figure istituzionali, tra le quali il Ministro della Salute, Orazio Schillaci. Esiste una stretta correlazione tra salute e produttività, elementi fondamentali per sostenere la crescita del Paese nel lungo periodo. Investire in attività di prevenzione e adottare rapidamente le innovazioni scientifiche e tecnologiche emergenti sono state identificate come priorità strategiche. Questo approccio non solo mira a migliorare la qualità della vita dei cittadini, ma anche a garantire una maggiore efficienza del sistema sanitario nazionale, rendendolo sostenibile, al passo coi tempi. Negli ultimi cinquanta anni, l’Italia ha assistito a una trasformazione significativa della sua struttura demografica, con un evidente spostamento verso le fasce d’età più anziane. Questo fenomeno ha comportato rilevanti effetti non solo sulla spesa sanitaria, ma anche sulla disponibilità della forza lavoro. Si prevede che nel 2040 ci sarà un gap di 3,4 milioni di lavoratori, un dato che solleva preoccupazioni riguardo alla sostenibilità del sistema nel tempo. Occorre dunque agire su più fronti:

  • 1. Incentivare la Natalità con politiche mirate a sostenere le famiglie. Incrementare i tassi di natalità con misure efficaci, e robusti messaggi motivazionali, è un passaggio essenziale per contrastare il calo demografico.
  • 2. Promuovere la partecipazione al mercato del lavoro, promuovere l’occupazione femminile e giovanile, incentivare l’attrattività del Paese per il capitale umano proveniente dall’estero.
  • 3. Favorire il rientro dei talenti italiani all’estero. Soprattutto nei settori chiave come le scienze della vita, è cruciale incentivare il rientro delle menti migliori, che hanno lasciato l’Italia.

Oltre alla transizione demografica, il forum di Ambrosetti ha evidenziato nuove emergenze che dobbiamo affrontare, tra cui le difficoltà economiche, con 2,2 milioni di famiglie e 5,7 milioni di individui in povertà assoluta. L’incertezza lavorativa (gli stipendi restano bassi, sempre meno giovani riescono ad avere una prospettiva di carriera remunerativa alle nostre latitudini) e il crescente disagio sociale, che si traduce anche in malessere psichico, sentimenti esacerbati dalla crisi economica e dal cambiamento climatico, richiedono una risposta coordinata e integrata. La necessità di ridurre le disuguaglianze e migliorare le condizioni di vita delle nuove generazioni è al centro delle politiche che si stanno delineando.

 

Questa è la prima puntata di una serie di approfondimenti che seguiranno per analizzare le nuove prospettive e le sfide che attendono il sistema sanitario italiano nel prossimo decennio. L’analisi di Meridiano Sanità è realizzata con il contributo non condizionante di Amgen, GSK, MSD, Pfizer, Sanofi e Teva e con il supporto non condizionante di Novavax.