Papa Francesco ha incontrato i volontari dell’Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma (AIL), sodalizio che da più di mezzo secolo si prodiga per alleviare le sofferenze di tutte le persone colpite da malattie oncoematologiche. Le immagini diffuse dai media hanno documentato momenti di intensa emozione. L’Aula delle udienze nella Città del Vaticano era gremita di pazienti, familiari, medici, ricercatori e infermieri. Con il suo stile inconfondibile, il Santo Padre ha espresso la sua vicinanza e il sostegno a quanti sono in cura per tumori del sangue. Nel raccomandare che nessun malato sia lasciato solo, egli ha sottolineato l’importanza di poter contare su una rete di supporto.

Giuseppe Toro, presidente nazionale AIL, ha manifestato da parte sua sincera gratitudine per questo appuntamento, e ha descritto con toni appassionati il significato del traguardo raggiunto: “Celebrare un anniversario, 55 anni di attività dell’Associazione Italiana Leucemie, Linfomi e Mieloma, rappresenta per tutti noi un passaggio cruciale”, ha detto, assicurando che si guarda al futuro con rinnovata determinazione.

I servizi prestati da AIL vanno oltre il supporto ai pazienti, si configurano in un impegno a tutto tondo che abbraccia le famiglie, offrendo accoglienza, solidarietà e ascolto. Un impegno che si traduce in atti concreti e in un’attenzione diretta ai bisogni di chi affronta la malattia. Assistenza e ricerca sono i due filoni perseguiti dal volontariato. “Crediamo fermamente che il supporto continuo alla ricerca scientifica sia la chiave per illuminare il futuro”, ha commentato Toro, alludendo ai progressi della medicina, che devono inseguire nuovi ambiziosi traguardi.  “La nostra associazione da 55 anni sostiene chi combatte contro un tumore del sangue, promuove e contribuisce allo sviluppo della ricerca scientifica, affinché nuove terapie e cure possano restituire a chi soffre la speranza di un futuro migliore. Ogni passo che facciamo nella ricerca, ogni persona che possiamo aiutare, ogni sorriso che vediamo su un volto che stava per perdere la speranza, è un segno che la luce della solidarietà non smette mai di brillare”.

In questa cornice di festa e di riflessione, AIL ha scelto di adottare come simbolo del proprio impegno un’immagine poetica: quella di una lucciola. “Silenziosa, diffonde la sua luce nelle tenebre e semina speranza e amore nei cuori”, ha spiegato il presidente, evocando l’immagine di una comunità che, pur nelle difficoltà, riesce a dare una lettura in positivo.

Durante l’incontro sono emerse con forza le parole del Santo Padre, espressioni di gratitudine, e incoraggiamento a quanti si prodigano nella cura e nel sostegno ai malati. “Siete il tassello della costruzione della speranza della cura e delle terapie più aggiornate”. “Grazie per l’amore che donate”, ha affermato, e ribadito l’importanza di mettere al centro la persona malata, con la sua storia, “per dare un senso al dolore e una risposta ai tanti perché”. Questo richiamo alla centralità dell’individuo, nella sua complessità e fragilità, è un messaggio che ha fatto breccia nei sentimenti di tutti i presenti.

Papa Francesco ha anche messo in luce il ruolo fondamentale dei volontari e dei ricercatori, descrivendoli come “persone che portano luce”, evidenziando l’importanza della vicinanza e del supporto umano. “La vostra associazione è nelle piazze – ha dichiarato – sa essere segno tangibile e presenza visibile, senza essere mai invadente”. “Con il vostro impegno manifestate la volontà di stare in mezzo alla gente per condividere il dolore, un dono che fate alla società”. “Andate avanti con dedizione e competenza”, ha esortato.

Questi messaggi di speranza si sono accompagnati alla riflessione sui momenti di sconforto, sottolineando che “…la sofferenza non è mai solo individuale ma coinvolge tutti, ci interroga e ci chiede di essere testimoni di un amore che si fa prossimità”. Un richiamo alla spiritualità accolto positivamente dai presenti, che hanno ribadito con un lungo applauso l’impegno dell’associazione, sempre al fianco di chi si prodiga nelle cure, e di quanti portano avanti la ricerca scientifica.