Gli interventi di ricostruzione del volto sono all’ordine del giorno, principalmente dovuti agli incidenti legati ad alcune attività quotidiane svolte in casa o sul luogo di lavoro. Le cause principali sono incidenti domestici (38%); seguono i traumi sportivi (31%), incidenti stradali (12%) ed episodi di violenza (12%). Nel 60% si tratta di pazienti sotto i 30 anni. È quanto emerso dal congresso della European Association for Cranio Maxillo Facial Surgery – EACMFS, a Roma presso il Centro Congressi La Nuvola, alla presenza di tremila specialisti di livello internazionale. A guidare i lavori erano, come noto, due italiani, il Prof. Manlio Galiè, Presidente EACMFS, Direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia Maxillo-Facciale dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Ferrara e docente del Dipartimento di Neuroscienze e Riabilitazione dell’Università di Ferrara, e il Prof. Valentino Valentini, Presidente del Comitato Scientifico del Congresso e Professore Ordinario in Chirurgia Maxillo-Facciale presso l’Università La Sapienza e direttore UOC Chirurgia Maxillo-Facciale Policlinico Umberto I di Roma.

L’esperienza della chirurgia maxillo-facciale si sta ampliando a fronte di una domanda che si fa sempre più articolata. Anzitutto, i traumi che colpiscono il volto hanno anche un’implicazione psicosociale per il paziente, che necessita di tecniche chirurgiche mini-invasive supportate dalla tecnologia, dalla robotica, dall’intelligenza artificiale. Inoltre, si assiste a una diversificazione del tipo di traumi.

“A provocare la maggior parte dei traumi maxillo-facciali sono attività considerate semplici e non a rischio – ha spiegato il professor Galiè – secondo una casistica di 9.543 interventi rilevati dalla letteratura internazionale, la più grande statistica sulla frequenza dei traumi, il 38% dei casi è legato a incidenti domestici, che coinvolgono soprattutto uomini. Le cause possono essere legate all’uso incosciente di motoseghe o a cadute da una scala o da un’altalena per i bambini. Vi sono poi gli incidenti stradali, dove sono coinvolti molti pazienti giovani e giovanissimi che perdono la sembianza a causa di un incidente – prosegue il Prof. Manlio Galiè – quando li incontriamo, talvolta ci mostrano la foto di come erano prima dell’incidente e chiedono di recuperare quell’aspetto”.

Tra gli interventi dovuti a incidenti stradali, che costituiscono il 12%, si sta diffondendo una nuova tipologia, sempre più diffusa, legata a scooter e monopattini elettrici. Si registrano soprattutto nelle grandi città come Roma e Milano. “Quando si cade – spiega lo specialista – si tende a sbattere il volto per terra con maggiore frequenza e intensità: questa nuova mobilità ha portato a uno stravolgimento dei traumi da strada che sta cambiando l’eziologia e i tipi di fratture, visto l’impatto violento che subisce il volto. Sono in corso degli studi trasversali per raccogliere i dati sull’incidenza di questi nuovi traumi, ma il riscontro empirico ci consegna già un peso rilevante”.

In ambito sportivo si possono citare casi noti di atleti e calciatori che indossano speciali maschere protettive, come abbiamo visto nel caso di Kylian Mbappé agli Europei o nel caso di Victor Osimhen, protagonista delle recenti stagioni col Napoli. “Spesso i traumi dovuti a scontri sportivi – sottolinea il professor Galié – si verificano anche a livello giovanile, con fratture del naso, dello zigomo, dell’orbita, della mandibola. Le competizioni agonistiche sono sempre più esasperate, e i traumi accidentali ricorrenti, soprattutto in sport come calcio, basket, ciclismo, sci, laddove entrano in gioco dinamiche che tendono a proiettare il volto in avanti. Per praticare sport bisogna essere allenati e capire quando possa essere opportuno fare un passo indietro”.

“In questo congresso abbiamo tenuto anche una sessione sui traumi da guerra – afferma il chirurgo – che sono sempre più frequenti. Abbiamo potuto raccogliere la testimonianza della professoressa Sylvie Testelin, reduce da una missione in Ucraina nel Superhumans Center di Kiev, un centro costruito per trattare e riabilitare i mutilati di guerra. L’aumento dei conflitti ha causato anche un incremento dei relativi traumi, che sono assai complessi, in quanto, a differenza degli incidenti stradali o sportivi, provocano una perdita di intere parti del volto, che quindi in alcuni casi si deve ricostruire, non solo riposizionare”.

Al congresso è intervenuto anche il Prof. Eduardo Rodriguez, direttore del dipartimento di Chirurgia Plastica del NYU Langone a New York, che nel 2023 ha realizzato il primo trapianto al mondo di un occhio intero, e di parte del viso, eseguito su un uomo americano di 46 anni sopravvissuto a un gravissimo infortunio sul lavoro dovuto a una scossa dall’alto voltaggio elettrico. La qualità estetica del bulbo oculare è stata ripristinata, anche se la capacità visiva era ormai persa irrimediabilmente. Partendo da questo caso sperimentale si potrebbero aprire nuove frontiere per il recupero della vista in pazienti con traumi, malformazioni, neoplasie che hanno provocato la perdita di un occhio. La tecnologia ha fatto passi da gigante, ma bisogna fare considerazioni più profonde, affrontando anche il punto di vista etico, psicosociale e di sostenibilità.