“Considero l’infermiere di famiglia, l’infermiere di comunità, uno strumento estremamente utile anche per tutti i processi già attivati di telemedicina, specialmente nella fattispecie dei pazienti anziani che possono avere difficoltà a recarsi di persona alle visite; una figura che rappresenta l’anello di congiunzione che consente la realizzazione di un presidio sanitario del territorio, che a sua volta diventa perimetro per una serie di opportunità estremamente importanti per il cittadino”. Così Monica Calamai, direttore generale AUSL Ferrara e Azienda Ospedaliera Sant’Anna di Cona, intervenuta a Roma al ministero in occasione del forum “Comunità che Cura” promosso da Galapagos.

 

Distretti

“Durante la fase pandemica – ha spiegato la relatrice – abbiamo implementato la telemedicina, un ulteriore aspetto teso all’innovazione, che ha visto il coinvolgimento degli infermieri di famiglia e comunità. Siamo partiti nel dicembre 2021 da Ferrara e successivamente abbiamo spostato il focus sulle aree interne, iniziando a monitorarle. Concentrarci su aree differenti ci ha condotto a comprendere quanto fosse importante tener conto delle divergenze tra distretti territoriali, ognuno con un quadro socioeconomico sostanzialmente variegato”.

 

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Nel contesto dell’Azienda Unica di Ferrara, l’infermiere di famiglia e di comunità è un vero e proprio connettore tra l’area clinica e la medicina di prossimità. Questo permette di rispondere in modo efficace e tempestivo alle esigenze di salute dei cittadini del territorio, tenendo conto delle diverse conformazioni geografiche, dell’accessibilità alle cure, del livello socioeconomico e dei gap tra servizio erogato e bisogno di assistenza.

 

Grazie all’implementazione della telemedicina durante la fase pandemica, gli infermieri di famiglia e di comunità sono stati coinvolti in maniera attiva. Attraverso la mappatura del territorio, è stato possibile individuare i fabbisogni specifici della provincia e garantire un supporto mirato ai pazienti. Attualmente, nella provincia di Ferrara operano 140 infermieri di famiglia e di comunità, che coprono in maniera capillare le esigenze della popolazione.

 

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Un aspetto importante è la formazione degli infermieri dopo la laurea. Per questo motivo, è stato attivato un master biennale che mira a preparare professionisti specializzati per ricoprire un ruolo specifico nel contesto territoriale. Tuttavia, la domanda di figure preparate supera l’offerta attuale, pertanto è necessario continuare a proporre corsi formativi al fine di coprire il reale fabbisogno. Riconoscendo l’importanza dell’infermiere di famiglia e di comunità, nell’ambito della Missione 5 del PNRR, l’Azienda Unica di Ferrara ha ottenuto un finanziamento di 2 milioni di euro. Questo permetterà di potenziare ulteriormente le attività svolte dagli infermieri di comunità e di garantire un servizio sempre migliore.

 

La dottoressa Calamai sottolinea anche il ruolo chiave dell’infermiere nella telemedicina, soprattutto per quei pazienti anziani che hanno difficoltà a recarsi di persona alle visite. Grazie a questa figura professionale, è possibile garantire un presidio sanitario territoriale completo, che offre una serie di opportunità importanti per il cittadino.

 

Punto di riferimento

In conclusione, l’infermiere di famiglia e di comunità rappresenta un importante punto di riferimento per la sanità territoriale. Attraverso la sua presenza attiva sul territorio, supporta i pazienti nel loro percorso di cura, garantendo un servizio personalizzato e di qualità. L’esperienza maturata nell’Azienda Unica di Ferrara può rappresentare un modello di riferimento anche per altre realtà a livello nazionale, promuovendo l’innovazione e migliorando l’assistenza.