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Prevenire per risparmiare, ridurre i comportamenti a rischio nella popolazione, dal consumo eccessivo di alcolici al fumo e alla sedentarietà, si traduce in salute e risparmi economici ingenti: una riduzione di appena l’1% dei fumatori comporta, ad esempio, qualcosa come 12,76 ricoveri ospedalieri in meno ogni diecimila abitanti e un risparmio di 331 milioni di euro l’anno. La lotta all’inattività fisica, riducendo dell’1% i sedentari, porterebbe a un risparmio di 223 milioni di euro l’anno. Lavorando su fumo, sedentarietà e riduzione del consumo di alcolici, il sistema sanitario potrebbe arrivare a risparmiare almeno un miliardo di euro l’anno. Sono solo alcuni dei dati riferiti nell’incontro di presentazione dell’ Intergruppo Parlamentare su Prevenzione e Riduzione del Rischio, promosso dall’onorevole Gian Antonio Girelli presso la sala stampa della Camera dei Deputati. Alla discussione hanno preso parte, tra gli altri, i deputati Ilenia Malavasi e Andrea Tremaglia, la senatrice Beatrice Lorenzin, e ancora Maria Rosaria Campitiello (capo dipartimento prevenzione, ricerca ed emergenze sanitarie del Ministero della Salute), Sebastiano Marra (primario emerito di cardiologia a Torino), Claudio Zanon (direttore scientifico di Motore Sanità).
I dati epidemiologici sono stati riportati da Francesco Moscone (Ca’ Foscari Research Hub for Global Challenges). “La riduzione dei comportamenti a rischio – ha affermato Moscone, che è pure docente alla Brunel University, area Healthcare Management and Wellbeing – migliora lo stato di salute e riduce significativamente i costi sanitari. Si possono ottenere risparmi significativi, diretti e indiretti, rendendo disponibili miliardi di euro da reinvestire nel sistema”. Per incentivare comportamenti a basso rischio come il consumo di alimenti sani, ha spiegato il ricercatore, si possono adottare strategie come la tassazione differenziata. Uno studio recente dell’Università di Liverpool ha evidenziato che abbassare il prezzo di frutta e verdura del 10% ridurrebbe dell’1% le morti per infarto e ictus nel giro di cinque anni. Al contrario, il consumo elevato di cibi ultra-processati (oltre 4 porzioni al giorno) si associa a un aumento del 62% del rischio di morte per tutte le cause. Questo genere di interventi garantirebbe un allentamento della pressione sui sistemi sanitari grazie alla prevenzione, con una riduzione della spesa sanitaria evitabile, ad esempio, per la gestione delle malattie croniche come obesità, diabete e disturbi cardiovascolari.
“Siamo tutti concordi – ha aggiunto il professor Moscone – sulla necessità di trovare nuove risorse per il sistema sanitario. Un modo efficace per farlo è incentivare la transizione dal consumo di prodotti e l’adozione di comportamenti ad alto rischio – come il fumo di sigaretta, l’eccesso di alcol e la sedentarietà – verso alternative a minor rischio, quali prodotti senza fumo, un consumo moderato di alcol e la promozione dell’attività fisica. Questa transizione deve avvenire su due fronti: attraverso incentivi e tramite una comunicazione mirata a promuovere corretti stili di vita. Se ciò accadesse, si ridurrebbero le terapie e le ospedalizzazioni, generando un risparmio significativo per la sanità pubblica. Solo nel passaggio dalla sigaretta ai prodotti alternativi si potrebbero risparmiare 600 milioni di euro l’anno in costi diretti. Se a questo si aggiungessero un consumo più moderato di alcol e una maggiore attività fisica, il risparmio annuale supererebbe il miliardo di euro”.
Per raggiungere questi obiettivi, Moscone propone tre misure: “Innanzitutto, una fiscalità che differenzi tra prodotti ad alto rischio, da una parte, e quelli con meno zucchero, meno sale, percentuali di alcol inferiori e prodotti senza fumo, dall’altra, offrendo così ai cittadini un incentivo concreto a scegliere opzioni più salutari o, comunque, meno dannose. In secondo luogo, una programmazione fiscale, come avviene in Inghilterra, stabile e prevedibile, a beneficio dei consumatori e degli operatori economici. Infine, è necessario promuovere un cambiamento culturale per favorire scelte consapevoli e salutari da parte della popolazione”.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità evidenzia che interventi di prevenzione primaria, come la promozione di stili di vita sani e l’adozione della pratica vaccinale, possono ridurre del 40% l’incidenza di malattie trasmissibili e non trasmissibili. Un approccio sistematico alla prevenzione, che includa anche la diagnosi precoce e la gestione efficace delle malattie croniche, diventa dunque essenziale per migliorare la qualità della vita dei cittadini e garantire la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Uno studio dell’American Society for Nutrition, poi, dimostra come seguendo alcune fondamentali regole, si possa prolungare l’aspettativa di vita fino a 20 anni. La prima regola è mantenersi fisicamente attivi. La seconda: liberarsi dalle dipendenze, specialmente quelle da oppioidi. E poi: non fumare, imparare a gestire lo stress, seguire una buona dieta ed evitare di bere alcolici in maniera eccessiva. Il settimo consiglio è curare sempre una buona igiene del sonno. Ultima, ma determinante, la raccomandazione di coltivare relazioni sociali positive.
L’Intergruppo parlamentare si concentra dunque sulla prevenzione e sull’adozione di corretti stili di vita, e si pone come punto di riferimento per riflessioni e decisioni strategiche. L’obiettivo è contribuire a promuovere una gestione integrata delle politiche destinate a prevenire i rischi per la salute e per la riduzione del danno legato a comportamenti inappropriati. Tra le principali priorità possiamo citare il potenziamento degli screening e delle campagne di educazione sanitaria, la promozione della diagnosi precoce, la vaccinazione e la creazione di interventi specifici per ridurre le disuguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari. Coinvolgendo esperti, stakeholder, enti e associazioni, e mantenendo un dialogo costante con le comunità locali, l’Intergruppo mira a sviluppare politiche efficaci per un’Italia più sana e sostenibile.
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