La neuropatia diabetica è una delle complicanze croniche del diabete. La forma più insidiosa e pericolosa è quella cardiovascolare, perché colpisce il cuore a tradimento, fino ad alterare la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca ma le conseguenze del diabete arrivano a farsi sentire fino alla punta dei piedi. È sempre bene sospettare precocemente la neuropatia diabetica e regolarsi di conseguenza. Per prima cosa, sottolinea Simona Frontoni, professore di Endocrinologia all’Università Tor Vergata di Roma, presidente regionale della Società Italiana di Diabetologia (SID) nel Lazio, è importante saperla riconoscere. Ad esempio, uno dei primi segni premonitori è la disfunzione erettile, ma anche sintomi gastro-intestinali possono essere un iniziale campanello d’allarme, così come la presenza di una tachicardia.
La neuropatia è una condizione che interessa oltre una persona diabetica su tre ma che, pur essendo estremamente invalidante, è poco conosciuta da medici e pazienti: per fare il punto su queste affezioni, si svolgerà a Roma allo Sheraton, da domani, 4 settembre, il congresso internazionale Neurodiab, meeting annuale del Gruppo di Studio Neuropatia Diabetica dell’EASD (Società Europea per lo Studio del Diabete), attualmente presieduto dalla professoressa Frontoni.
La condotta migliore in questi casi è lo stretto controllo metabolico del diabete, mentre per la neuropatia periferica, che interessa i nervi periferici soprattutto degli arti inferiori, fino a ledere la sensibilità dei piedi e delle gambe, ci sono dati interessanti sull’utilizzo di alcuni integratori, quali l’acido alfa-lipoico. Le forme dolorose e gravi sono purtroppo molto frequenti. Per questo, conclude Frontoni, «è importante fare una diagnosi accurata e tempestiva; troppo spesso i disturbi di questi pazienti diabetici vengono sottovalutati o considerati aspecifici».
Secondo studi epidemiologici, dati del professor Andrea Truini, Università di Roma La Sapienza, il 36% dei pazienti diabetici sottoposti a followup presenta una polineuropatia e il 13% ha una polineuropatia che causa dolore.
Studi sono anche in corso su nuovi farmaci sperimentali e molecole innovative, per vedere in che modo possano riparare il danno nervoso, restituire la funzionalità neurologica primitiva (studi su molecole tipo topiloxostat, exendin-4, una crema con nanoparticelle alla resinferatoxina) ma al momento su questo ambito, mancano dati diretti sull’uomo. Parliamo infatti di linee di ricerca su modelli animali, finalizzati a indagare i processi di rimielinizzazione, un razionale per certi versi analogo a quello perseguito nella sclerosi multipla.
Come tutte le complicanze croniche del diabete, anche la neuropatia è causata da fattori molteplici come gli alti e bassi della glicemia, lo stress ossidativo, l’alterazione del microcircolo che irrora i nervi. Oggi sappiamo, precisano gli esperti, che il danno alla guaina mielinica è precoce e che le cellule della glia (rete di supporto) sembrano avere un ruolo cruciale nella produzione del danno neurologico, infiammazione e apoptosi.
Alessandro Malpelo, QN Quotidiano Nazionale
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