Questa dovrebbe essere la volta buona. Parte uno studio di fase II sul candidato vaccino anti-Covid riformulato, costituito da proteine ricombinanti adiuvate, firmato da due giganti del farmaco, Sanofi e Gsk. In parallelo Sanofi ha annunciato  che sta lavorando anche sulle nuove varianti del SarsCov2. Nella partnership tra le due società, il gruppo industriale farmaceutico francese fornisce l’antigene mentre il colosso inglese porta in dote l’adiuvante pandemico. L’offensiva contro il nuovo Coronavirus richiede esperienze (che qui sono ben assortite) e sforzi congiunti. I ricercatori puntano a ottenere una risposta immunitaria valida anche negli anziani da subito, con un booster, una spinta in grado di incrementare la protezione anticorpale, pensata per offrire un ombrello anche ai soggetti fragili, come già avviene nelle campagne antinfluenzali.

Mette il turbo anche lo studio di fase III dell’accoppiata Sanofi Gsk, che inizierà in primavera, e il vaccino dovrebbe essere disponibile entro fine anno, se tutto va bene, aggiornato come si diceva, in modo da proteggere anche contro le nuove varianti più contagiose. “Nelle ultime settimane, i nostri gruppi di ricerca hanno lavorato per perfezionare la formulazione dell’antigene del vaccino con proteine ricombinanti, sulla base di quanto appreso nello studio iniziale”, ha dichiarato Thomas Triomphe, manager di Sanofi Pasteur. Dal punto di vista tecnico, l’immunizzazione nel trial sarà ottenuta mediante due iniezioni, a distanza di 21 giorni l’una dall’altra su volontari adulti tra i 18 e 59 anni e quelli di 60 anni e oltre, con tre diverse dosi di antigene.

Proseguendo in tema di vaccini contro il Covid, si parla sempre più insistentemente di attrezzare stabilimenti per iniziare a produrli anche direttamente in Italia. La discussione sulla fattibilità si sposta a Roma, sul tavolo del Mise, dove è fissato un incontro tra il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e Massimo Scaccabarozzi presidente Farmindustria, finalizzato a valutare se sia o meno il caso di investire ingenti risorse per dotarci di linee di produzione autonome (bioreattori), sganciate dall’altalena delle forniture delle multinazionali. L’Italia peraltro sta lavorando anche su un altro filone promettente della lotta alla pandemia, quello degli anticorpi monoclonali, offensiva che vede in prima linea Rino Rappuoli, padre della reverse vaccinology, nonché direttore scientifico Gsk.

Da segnalare a seguire, in tema vaccinazioni, una dichiarazione di Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) che saluta con favore la firma del protocollo d’intesa siglato al ministero tra governo, regioni e rappresentanti dei medici di famiglia, che mettono in campo 40 mila medici che si sono resi disponibili a vaccinare, a seconda delle condizioni, (1) nel proprio studio, (2) al domicilio dei loro pazienti infermi o con ridotto grado di autonomia, (3) presso strutture dedicate, da individuare a livello regionale.

Ultimo ma non meno importante nella lotta al Covid sarà il ruolo della Difesa, grazie alla mobilitazione delle Forze armate. Le vaccinazioni sono già iniziate da giorni al Policlinico militare di Roma, mentre il Comando Sanità e Veterinaria dell’Esercito italiano, seguendo le indicazioni del ministro, si prepara a mettere in campo postazioni vaccinali in ogni regione.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

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