A cinque anni dalle prime terapie geniche mediante CAR-T (Chimeric Antigen Receptor T-Cells) i risultati nel campo delle recidive dei tumori ematologici appaiono straordinari. Ma cosa sono esattamente le CAR-T, e perché se ne parla come di una medicina del futuro? Le soluzioni finora praticate fanno leva sui linfociti T del paziente, che vengono prelevati, modificati geneticamente e poi reintrodotti, in un certo senso potenziati, in grado di riconoscere, avvicinare ed eliminare le cellule tumorali. Questo processo ha dato vita a un nuovo approccio terapeutico, indicato in casi selezionati in presenza di malattie aggressive e refrattarie. Più di 1.400 pazienti sono stati trattati in Italia, 30 i centri accreditati a somministrare i protocolli (dieci sono i centri operativi in Lombardia), un totale che è in costante aumento grazie all’impegno e alla ricerca di istituzioni come l’AIL (Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma).

La campagna intitolata CAR-T – Il futuro è già qui, promossa da AIL, ha precisato in conferenza stampa il presidente nazionale, Giuseppe Toro, vuole incrementare la consapevolezza e la conoscenza delle modalità di accesso a queste terapie. Un vero e proprio tour che ha preso il via da Milano e che si svilupperà attraverso una serie di tappe in tutta Italia, al fine di informare pazienti, caregiver e professionisti del settore sulle potenzialità (e sui limiti) delle terapie. del AIL.

Questa iniziativa arriva in un momento cruciale. I dati della ricerca sul cancro mostrano un incremento esponenziale nell’impiego delle CAR-T: secondo il Report 2019 dell’European Society for Blood and Marrow Transplantation (EBMT), il ricorso a queste terapie è cresciuto del 650% rispetto in cinque anni. Un dato particolarmente rilevante in un contesto dove sulle malattie ematologiche, come le leucemie e i linfomi, o il mieloma multiplo, abbiamo scritto fiumi di inchiostro.

Un dato da meditare riguarda le percentuali di guarigione. Paolo Corradini, direttore della Divisione di Ematologia presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori (INT) di Milano, ha affermato: “Già oggi – ha dichiarato il noto studioso – consideriamo che il 50% circa delle leucemie linfoblastiche acute e il 40% dei linfomi a grandi cellule B si risolvono grazie a questa terapia. Siamo di fronte a una delle strategie più innovative e promettenti per il trattamento delle patologie ematologiche refrattarie. Sono molti i dati, derivanti dalla pratica clinica, che dimostrano come nel linfoma follicolare le CAR-T funzionano molto bene, e altrettanto bene nel mieloma multiplo, anche se non con gli stessi risultati dei linfomi. I dati di risposta e di sopravvivenza nelle malattie refrattarie fin qui raccolti sono molto incoraggianti, in particolare nella prospettiva a lungo termine. Le terapie di cui stiamo parlando dimostrano di funzionare laddove ormai non funzionava più niente”.

Il fenomeno CAR-T, dunque, va analizzato in modo da avere consapevolezza di un capitolo della ricerca in costante divenire, senza lasciarsi prendere la mano dall’ emotività, anche perché durante il trattamento possono verificarsi anche complicanze indesiderate. Le esperienze di questi anni contribuiscono a migliorare la gestione, il monitoraggio e l’efficacia delle cure, mentre la ricerca continua a esplorare nuovi bersagli molecolari, nella speranza di estendere le applicazioni in futuro anche in presenza di tumori solidi. L’informazione in questi anni c’è stata, ma sono ancora tante le domande che si rincorrono. Come si evolveranno le CAR-T in futuro? Quali saranno le nuove frontiere da esplorare? AIL, con i suoi profili sociali e i servizi di ascolto, si impegna a fornire supporto, educazione e risorse per orientarci in questo panorama gravido di novità.

 

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Fin qui abbiamo esaminato l’importanza delle CAR-T e il loro impatto in ematologia e in oncologia. Ora diamo voce ad altre testimonianze. Nella conferenza stampa di presentazione della campagna AIL, che si è tenuta a Milano nella prestigiosa sede dell’Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo, sono intervenute personalità illustri della medicina e del volontariato, si è parlato del ruolo dei centri autorizzati, dell’impatto delle terapie negli adulti e nei soggetti in età pediatrica, e dell’ importanza del supporto psicologico e sociale offerto dall’Associazione.

“In un contesto di pazienti che hanno già affrontato percorsi terapeutici complessi e spesso infruttuosi, l’infusione di cellule CAR-T rappresenta un’opzione terapeutica che si traduce, il più delle volte, in una vera e propria rinascita”, ha commentato Piera Angelillo, specialista presso l’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, unità di Ematologia e Trapianto di Midollo. L’integrazione tra le diverse specialità e la gestione della logistica siano essenziali per garantire che il processo dalla raccolta delle cellule e la loro reinfusione avvenga in modo sicuro e efficace. “I Centri autorizzati – ha affermato – devono essere in grado di gestire questi complessi processi, mantenendo sempre alta la qualità della cura”.

Oltre alla questione della sicurezza e dell’efficacia, emerge un altro aspetto critico: il supporto psicologico. Sara Alfieri, ricercatrice psicologa presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, ha condotto una ricerca in collaborazione con Gilead e AIL Milano, rivelando che i pazienti onco-ematologici esprimono bisogni profondi e complessi. “I bisogni esistenziali legati alla vita e alla speranza di un esito positivo sono predominanti”, racconta Alfieri, “ma è essenziale anche che ricevano comunicazioni chiare e empatiche da parte degli operatori sanitari, poiché ogni mancanza di chiarezza alimenta incertezze e timori”. I caregiver, spesso protagonisti silenziosi di questa battaglia, portano un carico emotivo diverso. “La loro visione del futuro è spesso più pessimistica”, sottolinea la Alfieri, riflettendo sulla paura che accompagna ogni tentativo di cura. Questo aspetto mette in luce l’importanza di un sistema di supporto che non solo assista i pazienti ma anche chi si prende cura di loro.

Le CAR-T stanno assumendo un significato cruciale anche nelle malattie insorte nell’infanzia. Adriana Balduzzi, direttore della Pediatria della Fondazione IRCCS San Gerardo di Monza, evidenzia come i bambini affetti da leucemia linfoblastica acuta stiano vivendo un cambiamento epocale. “Sebbene non tutti i pazienti in età pediatrica raggiungano una remissione duratura, le cellule CAR-T possono fungere da ponte verso altre soluzioni, migliorando significativamente le possibilità di un intervento di trapianto”, afferma.

Sotto la spinta di queste innovazioni, l’Associazione Italiana contro le Leucemie (AIL) gioca un ruolo a tutto tondo. Matilde Cani, Responsabile Progetti Istituzionali AIL Milano, rivela che l’associazione ha investito in decine di progetti volti a migliorare la qualità della vita dei pazienti. “In dieci anni, abbiamo contribuito a dieci studi clinici pluriennali, coinvolgendo 710 pazienti. Questo ci ha permesso di apportare non solo miglioramenti clinici ma anche di offrire supporto e vicinanza ai pazienti e alle loro famiglie durante tutto il percorso terapeutico”.

Un cenno, per finire, sulla campagna itinerante promossa da AIL – Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma con l’obiettivo di offrire percorsi informativi su questa innovazione e favorire il confronto tra pazienti, specialisti e Istituzioni. Le CAR-T, abbiamo detto, si sono dimostrate in grado di assicurare importanti tassi di remissione per alcune forme di leucemia, linfoma, mieloma, e vengono studiate anche per l’impiego contro i tumori solidi. Questa innovazione, si legge nel razionale dell’iniziativa (realizzata con il supporto incondizionato di Bristol Myers Squibb, Gilead Sciences e Johnson&Johnson, ndr) accende le speranze ma deve affrontare al tempo stesso questioni cruciali in tema di sicurezza, organizzazione e modalità di accesso. A queste e ad altre domande risponde la campagna promossa da AIL, che invita pazienti, familiari, medici e istituzioni a partecipare a questo viaggio nelle nuove prospettive della lotta ai tumori, articolato in eventi sul territorio e passaggi online. Per dovere di cronaca aggiungiamo che la campagna si avvale di un comitato scientifico di cui fanno parte Alessandro Rambaldi, professore di Ematologia Dipartimento di Oncologia ed Ematologia Università di Milano e Azienda Socio-Sanitaria Territoriale Papa Giovanni XXXIII Bergamo, e Pier Luigi Zinzani, professore di Ematologia, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, Istituto di Ematologia Sèragnoli, IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna.