Roma, 16 apr. (askanews) - Le malattie cardio, cerebro e vascolari rappresentano ancora oggi la prima causa di mortalità in Italia e hanno impatti importanti in termini di incidenza, prevalenza e di costi sanitari che, tra diretti e indiretti, sono stimati in 42 miliardi di euro l'anno. Le statistiche mostrano come siano stati fatti enormi progressi ma si può ancora agire per rendere più efficace ed efficiente sia la gestione dei pazienti che la programmazione delle risorse. Per farlo occorre aggiornare gli indicatori esistenti e introdurne di nuovi per misurare i percorsi dei pazienti in termini di esiti e di processi. Il tema è stato al centro dell'incontro "Cardiovascular Health for All - Quali prospettive per l'Italia", realizzato da Meridiano Cardio, la piattaforma di discussione e dialogo sulle patologie cardio, cerebro e vascolari di The European House - Ambrosetti (TEHA), in collaborazione con l'Intergruppo Parlamentare per le malattie cardio, cerebro e vascolari. "Credo che il problema degli indicatori - dichiara Fabrizio Oliva, presidente ANMCO - sia un problema estremamente rilevante in sanità. Per molti anni ci siamo occupati soprattutto di indicatori della fase ospedaliera, sicuramente importanti, abbiamo ottenuto dei miglioramenti importanti in ambito cardiovascolare della prognosi ma adesso credo che la sfida si sposti sulla cronicità, quindi sul territorio. Ora il punto è identificare un numero adeguato di indicatori che ci possano permettere di migliorare la salute dei nostri pazienti con patologie cardiovascolari". Il gruppo di lavoro di Meridiano Cardio ha censito un totale di 75 indicatori, di cui quasi l'80% guarda all'ambito ospedaliero; di questi quasi la metà è rappresentata da indicatori di volume (28 su 59) che non restituiscono una fotografia dell'efficacia degli interventi realizzati. Gli indicatori andrebbero ottimizzati e anche aggiornati per tenere conto delle innovazioni tecnologiche e farmacologiche che hanno modificato le procedure e i modelli di presa in carico dei pazienti. "Gli indicatori Agenas sono estremamente importanti - dichiara Giuseppe Musumeci, Direttore Cardiologia Ospedale Mauriziano, consulente Agenas - perché ci permettono di monitorare la pratica clinica e di migliorarla, diventano degli obiettivi dei direttori generali e quindi anche dei direttori clinici. Gli indicatori ci hanno permesso di ridurre la mortalità cardiovascolare aumentando le angioplastiche in corso di infarto, adesso è il momento di rivederli. Bisogna avere dei nuovi indicatori, che abbiamo proposto, per prevenire il rischio residuo, quindi ad esempio garantire che i pazienti siano a target con il colesterolo 'cattivo', con l'LDL e dei nuovi indicatori per le procedure interventistiche, quelle che permettono ai cardiologi di sostituire le valvole aorta e mitrale senza intervento chirurgico. Mancano degli indicatori di volume ed esito per queste procedure ed è auspicabile averli per monitorare queste procedure e migliorare la nostra pratica clinica".
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