Italiani popolo di donatori, chiedono efficacia e trasparenza
Milano, 27 set. (askanews) - La donazione aiuta i bisogni dei cittadini, fa crescere la coesione sociale del Paese e contribuisce al bene comune. Secondo i dati Doxa il 59 per cento degli italiani ha effettuato nel 2023 almeno una donazione. Ma l'Istat registra a partire del 2020 un calo del numero dei donatori, con un -1,8% delle donazioni alle organizzazioni non profit, mentre sono in crescita quelle informali. Sono alcuni dei dati diffusi con il settimo rapporto "Noi Doniamo" realizzato con il sostegno di Bper Banca dall'Osservatorio dell'Istituto italiano della donazione.
L'Osservatorio indaga sulle tre dimensioni del dono - di denaro, di tempo e biologico - e aiuta a capire quali possono essere i nuovi percorsi per promuovere la cultura del dono. Dallo studio emerge che i donatori cercano un rapporto più diretto con i beneficiari, che gli addetti ai lavori interpretano come un invito a lavorare sempre sulla trasparenza e la creazione di relazioni stabili e fiduciarie con i cittadini.
"Più di un italiano su due ha donato negli ultimi 12 mesi tramite un canale informale - affferma Valeria Reda, senior research manager di Doxa - significa che le donazioni informali che Doxa raccoglie dal 2015 sono tutte quelle donazioni che non passano attraverso le organizzazioni no profit. Di questo 55% la parte del leone la fanno le offerte alla Messa quindi più di un italiano su tre dona facendo offerte alla Messa e questa è la quota principale delle donazioni informali. A seguire abbiamo invece i contanti, l'elemosina data per strada alle persone bisognose. Questa parte la seconda in ordine nella graduatoria ma è quella che è cresciuta di più negli ultimi 12 mesi, arriva intorno al 29%".
Sotto la lente del Rapporto, anche il caso Ferragni. Il 5 per cento degli intervistati ha dichiarato di aver avuto un calo delle donazioni, soprattutto dai privati, mentre il 18 per cento non è stato in grado di valutare.
"Abbiamo fatto nella scorsa primavera questa indagine per capire l'eventuale impatto che ha il caso Ferragni poteva aver avuto sia sulle donazioni degli italiani sia sulla propensione delle aziende ad avviare o continuare partnership con le organizzazioni no profit - spiega la ricercatrice - Cosa abbiamo rilevato? Che gli italiani si spaccano in due: da una parte c'è chi vede con favore le partnership tra organizzazioni no profit e aziende profit, perché in questo caso si sentono maggiormente invogliati a donare e si sentono più sicuri anche nella serietà e affidabilità dell'iniziativa a cui aderiscono. Sono gli italiani più istruiti e i quelli più informatizzati mentre l'altra parte, l'altro 50% di italiani sono quelli che vedono con sospetto, con mancanza di fiducia queste collaborazioni, sostenendo che non si sa dove vanno a finire i fondi, che magari i fondi vengono trattenuti dagli influencer oppure appunto dalla parte profit di chi organizza l'iniziativa".
Per Daniele Pedrazzi, responsabile Bper Bene Comune, l'iniziativa "rientra nell'ambito del percorso che come Bper Bene Comune dal 2023 abbiamo avviato per rafforzare quell'anno la nostra collaborazione nell'ambito dell'economia sociale del terzo settore, dell'attenzione al sociale in generale. Stiamo accompagnando diverse organizzazioni nell'approccio alla raccolta del bonus e la raccolta dei fondi - ad esempio diventando sempre più digitali, quindi abbracciando in qualche modo le nuove tecnologie per trovare modalità nuove, per stimolare la generosità degli italiani. Poi chiaramente si pone il tema del dono come cultura complessiva, come cultura che è un elemento fondamentale per la coesione sociale e che va propagata, va portata proprio come consapevolezza sui territori: anche su questo abbiamo un'attività importante".