Roma, 16 gen. (askanews) - Negli ultimi anni alcuni prodotti alimentari hanno visto un forte incremento di prezzo. Secondo l'Istat, tra il 2019 e il 2023, il costo dello zucchero è aumentato del 64,8%, quello del riso del 50%, l'olio d'oliva del 42,3%, la pasta del 40,1% e il latte intero del 21,9%. Beni che rappresentano più di un quinto del paniere Istat (22,6%) che ha registrato aumenti superiori al 20%. Un altro quarto, con più o meno gli stessi aumenti, è rappresentato dai beni energetici (5,4%). Cali di prezzo interessano poco meno del 10% del paniere. Tra i prodotti con la maggior flessione ci sono anche gli smartphone (-36,7%). Secondo i dati Istat, che hanno confermato la stima preliminare, nel 2023, in media, i prezzi al consumo hanno registrato una crescita del 5,7%, in ribasso dal +8,1% nel 2022. Nel mese di dicembre 2023, si stima che l'indice nazionale dei prezzi al consumo sia aumentato dello 0,2% su base mensile e dello 0,6% su base annua (da +0,7% del mese precedente). "A parità di consumi, un tasso di inflazione del 5,7% si traduce in un aggravio di spesa da +1.796 euro a nucleo familiare su base annua" afferma il Codacons, calcolando a livello nazionale una maxi-stangata "da 46,3 miliardi di euro in un solo anno". Con Milano "regina dell'inflazione" nel 2023, la città dove l'aumento di prezzi e tariffe, a parità di consumi, ha determinato il più forte impatto sulla spesa delle famiglie: +1.657 euro su base annua a nucleo residente. Bene il lieve calo dell'inflazione per Federconsumatori, Confimprese e Confesercenti, ma "il livello resta alto" e "il quadro preoccupante" dicono.
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