Tirana, 22 feb. (askanews) - Il Parlamento albanese, con 77 sì su 140 votanti, ha dato il via libera definitivo al Protocollo d'intesa con l'Italia per la gestione dei flussi migratori, adottando in ultima lettura il testo che apre la strada alla costruzione di due centri di accoglienza per i migranti soccorsi in acque italiane. In base a questo accordo, l'Albania potrà ospitare circa 3.000 persone alla volta in questi centri, finanziati dall'Italia: uno per registrare i richiedenti asilo, e l'altro per ospitarli in attesa della risposta. Questa, nel porto albanese di Shengjin, a nord di Tirana, è l'area individuata per la realizzazione dei due centri d'accoglienza che saranno entrambi gestiti da Roma, sul territorio di un Paese che non fa parte dell'Unione Europea (UE) ma aspira a diventarne membro. Saranno sotto giurisdizione italiana e dovrebbero essere aperti nella primavera del 2024. Il loro costo è stimato tra 650 e 750 milioni di euro in cinque anni. Secondo le autorità albanesi, le spese per la costruzione dei due centri e delle infrastrutture necessarie al loro funzionamento, alla sicurezza nonché all'assistenza medica ai richiedenti asilo, saranno coperte al 100% dalla parte italiana. Le autorità italiane saranno responsabili quindi del mantenimento dell'ordine nei centri, mentre la polizia albanese sarà responsabile all'esterno e durante il "trasporto dei migranti da una zona all'altra". Discutendo di questo accordo, frutto di un'intesa con il primo ministro albanese Edi Rama, la premier Giorgia Meloni ha indicato che 36.000 migranti all'anno potrebbero passare attraverso questi centri in Albania, ma che il raggiungimento di questo obiettivo dipenderà dalla velocità con cui l'Italia sarà in grado di elaborare le richieste di asilo. Per l'opposizione albanese l'accordo costituisce una rinuncia alla sovranità territoriale di Tirana. La destra accusa anche il governo del socialista Edi Rama di mettere in pericolo la "sicurezza nazionale". Mentre in Italia la sinistra sottolinea i rischi di violazioni dei diritti umanitari e del diritto all'asilo per questa esternalizzazione delle procedure di accoglienza.
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