Domenica 22 Dicembre 2024

Crisi industriale 2024: Cgil critica le politiche del Governo Meloni

Cgil denuncia l'incapacità delle politiche industriali del Governo Meloni, con 105.974 lavoratori coinvolti nella crisi.

Cgil denuncia l'incapacità delle politiche industriali del Governo Meloni, con 105.974 lavoratori coinvolti nella crisi.

Cgil denuncia l'incapacità delle politiche industriali del Governo Meloni, con 105.974 lavoratori coinvolti nella crisi.

Nel 2024 "sono enormemente aumentati i tavoli presso l'unità di crisi al ministero delle Imprese e del Made in Italy: sono 105.974 i lavoratori coinvolti. A gennaio erano 58.026". A gennaio erano 58.026".

Per la Cgil "le numerose vertenze aperte nel 2024 parlano di una incapacità totale del pubblico di indirizzare le politiche industriali in settori strategici e rilevanti per il Paese".

"Le mancate politiche industriali del Governo Meloni, al di là degli annunci propagandistici di questo o quel ministro, dimostrano la distanza dal Paese reale e il totale disimpegno dell'Esecutivo sul tema della crisi dell'industria italiana, che ormai è al palo da quasi due anni", commenta Pino Gesmundo, il segretario il segretario confederale Cgil a capo dell'area delle politiche industriali.

"Negli ultimi tre decenni - rileva - a guidare le scelte industriali sono stati le multinazionali e i fondi speculativi, che hanno fatto shopping di imprese nel nostro Paese, spesso a basso costo e usufruendo di benefici ed agevolazioni governative, con il totale disimpegno della politica e dello Stato. Oltre alle aziende private, questi processi hanno peraltro riguardato anche le partecipate pubbliche, abbattendosi spesso sui lavoratori".

"Così - evidenzia ancora il segretario confederale che in Cgil ha la delega su politiche industriali e energetiche, infrastrutture e trasporti, aree di crisi - il nostro tessuto industriale è stato via via impoverito ed è oggi più che mai impreparato alle sfide globali, imposte dalla situazione geopolitica, e alla necessaria transizione ambientale e produttiva che - senza scelte diverse delle imprese e dei governi - rischia di essere pagata solo dalle lavoratrici e dai lavoratori".