Giovedì 19 Dicembre 2024
REDAZIONE TECH

Un sakè giapponese prodotto nello spazio: quanto costerà la bevanda ‘lunare’

La differenza di gravità darà vita a un nuovo processo di fermentazione, diverso da quello terrestre. E nel 2025 potrebbe arrivare anche la birra spaziale

Bottiglie di sake giapponese Dassai, Asahi Shuzo. (AFP)

Bottiglie di sake giapponese Dassai, Asahi Shuzo. (AFP)

Roma, 18 dicembre 2024 – Lo spazio? La nuova frontiera per il sakè giapponese. Asahi Shuzo, la società produttrice del famoso marchio nipponico Dassai, sta programmando di andare dove nessun produttore di sake è mai stato prima.  Un inedito viaggio sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS).

Souya Uetsuki, il birraio responsabile del progetto presso Asahi Shuzo ha detto che "non c'è garanzia di successo al 100% per i test di fermentazione – ha continuato – ma se funzionerà, solo una bottiglia da 100 ml sarà venduta sulla Terra per 100 milioni di yen (circa 653.000 dollari)”. La differenza di gravità potrebbe influenzare il modo in cui il calore abitualmente ‘penetra’ nel fluido, avanzando un processo di fermentazione diverso da quello terrestre.

La società ha pagato la Japan Aerospace Exploration Agency per l'accesso al modulo sperimentale Kibo, una parte della ISS sviluppata dal Giappone. Nella stazione Spaziale Internazionale i test possono essere condotti in un "ambiente speciale di microgravità".

Il sakè

Il sakè è composto da riso giapponese, acqua, lievito e koji (un tipo di muffa). Tradizionalmente ci vogliono circa due mesi per ottenere il prodotto finito: si passa attraverso una serie di step precisi, che coinvolgono, tra gli altri, la cottura a vapore e la fermentazione.  

La bevanda viene sorseggiata in molte occasioni culturali giapponesi, dai matrimoni ai pasti nei ristoranti izakaya (pub). E proprio la scorsa settimana ha perfino guadagnato un posto nella classifica dell'UNESCO come "patrimonio culturale immateriale dell'umanità". 

Dassai, che significa letteralmente "festival della lontra", è una delle marche di saké più popolari sul mercato.

Secondo il birraio, la spedizione di Asahi Shuzo nello spazio è, più che altro, un “tentativo di fare un raro saké”.

Una bibita spaziale, o meglio, “lunare”

Uetsuki ha dichiarato che la società spera che il progetto possa offrire informazioni aggiuntive su come funziona la fermentazione nello spazio. L’obiettivo finale (sogno?) è quello di produrre sakè sulla Luna.

"In un futuro dove gli esseri umani possono liberamente viaggiare tra la Luna e la Terra, alcuni visiteranno la Luna come turisti. Questo progetto mira a creare un sakè che possa essere gustato sul satellite, permettendo ai visitatori di trascorrere momenti deliziosi", ha detto Uetsuki.

Il birraio spera che la tecnologia possa anche essere utile ai futuri turisti spaziali, soprattutto a coloro che hanno un debole per determinati tipi di alimenti fermentati. "Molti cibi giapponesi, come il natto e il miso, sono fermentati, e questa tecnologia potrebbe espandersi in queste nuove aree", ha detto Uetsuki.

Ma non è finita qui: la società sta sviluppando attrezzature per la produzione di birra spaziale, con ‘decollo’  previsto per il 2025.