La scena distopica sembra uscita da un film di fantascienza: enormi pezzi di metallo che precipitano dal cielo, minacciando città e popolazioni inermi. Eppure, la realtà si sta avvicinando pericolosamente alla finzione.
Il razzo cinese fuori controllo
Al centro di questa vicenda spaziale c'è lo stadio centrale del razzo cinese Lunga Marcia 5b, un colosso di circa 25 tonnellate che il 24 luglio scorso ha portato in orbita il secondo modulo della nuova stazione spaziale cinese Tiangong. Ora, questo gigante metallico sta tornando verso casa in modo del tutto incontrollato.
Secondo le stime della Space Force statunitense, il rientro nell'atmosfera è previsto per il 31 luglio, con un margine di incertezza di circa 22 ore. Un déjà-vu inquietante, considerando che lo scorso anno un altro frammento di Lunga Marcia aveva già fatto tremare gli esperti con un rientro altrettanto imprevedibile.
Il “problema” dei satelliti di Starlink
Tutti e 20 i satelliti Starlink per le connessioni Internet globali, rilasciati il 12 luglio su un'orbita sbagliata a causa di un guasto al motore dello stadio superiore del lanciatore Falcon 9, stanno rientrando nell'atmosfera terrestre. Questo lanciatore è anch'esso dell'azienda di Elon Musk.
Dei 20 satelliti Starlink rilasciati nell'orbita sbagliata, due sono già rientrati, secondo i dati del Comando di Difesa Aerospaziale del Nord-America (NORAD). Per tutti gli altri, il rientro nell'atmosfera è previsto in giornata, ma c'è anche il sospetto che "siano rientrati il 12-13 luglio senza essere catalogati", come scrive in un post su X l'astrofisico Jonathan McDowell dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics.
Alcuni frammenti sono stati avvistati nei cieli di Cile e Argentina, secondo alcune testimonianze su X. "Posso confermare che si tratta di un rientro associato alla missione Starlink 9-3, ma non è chiaro se si tratta di frammenti di un singolo satellite o di più di uno", commenta McDowell.
È plausibile che i 20 Starlink stiano rientrando nell'atmosfera terrestre tutti insieme, poiché quando questi satelliti vengono immessi in un'orbita sbagliata, la procedura da seguire è quella di farli rientrare al più presto.
Lunghi 2,8 metri, larghi 1,4 metri e pesanti circa 260 chili, gli Starlink non sono satelliti di grandi dimensioni, ma nemmeno piccolissimi. Per loro, attualmente, il rientro controllato non è previsto perché SpaceX certifica alle autorità regolatorie americane che il rischio è al di sotto della soglia di attenzione di 1 vittima su 10.000.
La morte del Cygnus
Oltre a questo sciame di satelliti, sta rientrando il grande cargo Cygnus della Northrop Grumman, al termine della sua missione sulla Stazione Spaziale Internazionale per conto della NASA.
La sua situazione è però diversa perché viene fatto rientrare in maniera controllata, in modo tale che eventuali frammenti sopravvissuti cadano in luoghi non popolati, come l'oceano Pacifico.
L’annoso problema dei detriti spaziali
Questo episodio riaccende i riflettori su una questione sempre più pressante: i detriti spaziali. Secondo alcune stime, attualmente orbitano intorno al nostro pianeta più di 5.000 oggetti non funzionali e 3.400 satelliti attivi. Un vero e proprio "traffico celeste" che potrebbe avere conseguenze catastrofiche.
I relitti spaziali cadono molto frequentemente verso l'atmosfera terrestre e nella maggior parte dei casi si disintegrano nell'impatto. Dall'inizio del 2024, i rientri più seguiti sono stati quelli di Peregrine, la sonda dell'azienda americana Astrobotic che avrebbe dovuto raggiungere la Luna e che per un problema tecnico è stata costretta a tornare indietro il 18 gennaio, con un impatto nell'atmosfera avvenuto sui cieli del Pacifico; e il 21 febbraio, il rientro incontrollato del satellite europeo per l'osservazione della Terra Ers-2, avvenuto sul Pacifico settentrionale, fra l'Alaska e le Hawaii.
Ma quanto è reale il rischio di essere colpiti da un detrito spaziale?
Uno studio pubblicato su Nature Astronomy ha cercato di rispondere a questa domanda, calcolando la probabilità di incidenti dovuti alla caduta di parti di razzi nei prossimi dieci anni.
La mappa del rischio: non siamo tutti uguali di fronte al cielo
Sorprendentemente, il rischio non è distribuito uniformemente sul globo. Lo studio ha rivelato che i corpi dei razzi hanno circa tre volte più probabilità di atterrare alle latitudini di città come Giacarta, Dhaka o Lagos rispetto a New York, Pechino o Mosca. Una disparità che solleva questioni non solo scientifiche, ma anche etiche e geopolitiche.
Verso un futuro sostenibile nello spazio
La buona notizia è che la comunità scientifica e le agenzie spaziali stanno prendendo sempre più sul serio la questione. SpaceX e Blue Origin stanno sviluppando razzi riutilizzabili, che promettono di ridurre significativamente la produzione di detriti.
L'Agenzia Spaziale Europea sta pianificando una missione per catturare e rimuovere detriti spaziali con un robot a quattro braccia, mentre l'ONU ha emesso linee guida per la mitigazione del problema.
Guardare in alto, ma con i piedi per terra
Mentre continuiamo a esplorare e sfruttare lo spazio, è fondamentale farlo in modo responsabile e sostenibile. La pioggia di detriti in arrivo ci ricorda che le nostre azioni sulla Terra hanno conseguenze anche oltre l'atmosfera.
E mentre aspettiamo con il fiato sospeso il rientro del razzo cinese, una cosa è certa: il futuro dell'umanità è legato a doppio filo con quello dello spazio. Sta a noi assicurarci che sia un futuro luminoso, non oscurato dall'ombra dei nostri stessi rifiuti orbitanti.