Giovedì 14 Novembre 2024
ALESSANDRO MALPELO
Tech

Occhio secco: che cos'è, come si può trattare

Soluzioni hi-tech tra farmaci, gel, pomate, luce pulsata, collirio, lacrime artificiali

Esame della vista (Archivio)

Esame della vista (Archivio)

Buone notizie in arrivo per chi soffre della sindrome dry eye, comunemente nota come occhio secco. Oggi esistono più opzioni di trattamento di provata efficacia: farmaci, gel, pomate, luce pulsata, sintomatici come collirio, lacrime artificiali (controindicate le gocce contenenti benzalconio cloruro), cui si sommano prodotti complementari della famiglia degli integratori alimentari, senza dimenticare le precauzioni igienico sanitarie, raccomandate secondo linee guida. Nelle strategie di cura occorre evitare il fai-da-te, stare alla larga dalle soluzioni improvvisate, rivolgendosi esclusivamente al proprio medico di fiducia che, previa visita oculistica e dopo diagnosi accurata, prescriverà il rimedio più adatto: a ciascuno il suo. Ne ha parlato la dottoressa Tzanova Kaneva, specialista in oftalmologia dell'Azienda sanitaria (Ausl) di Modena, équipe di Oculistica dell'ospedale di Carpi, chiamata a tenere una lezione magistrale a Medolla, capitale del distretto biomedicale con la vicina Mirandola, su invito del Circolo Medico Merighi e dell'Ammi. Che cos'è l'occhio secco. Nella dizione attuale, per occhio secco si intende un insieme di sintomi causati da alterazione del film lacrimale che riveste la superficie del bulbo oculare, cioè quella sottile pellicola liquida composta di sostanze nutritive protettive che fa brillare gli occhi con una caratteristica lucentezza. La sindrome dry eye fu descritta per la prima volta nel 1950 da Andrew de Roeth (1893–1981) oftalmologo ungherese naturalizzato americano, che precorrendo i tempi riuscì a inquadrare cause e terapie delle manifestazioni classificabili come occhio secco. Come si manifesta. I disturbi più comuni nell'occhio secco sono: bruciore e prurito ricorrente, lacrimazione irregolare, scatenata spesso da agenti atmosferici o ambientali, arrossamenti (infiammazione), necessità di strofinarsi gli occhi, ammiccamenti, secrezioni. La sindrome da occhio secco affligge adulti e adolescenti indifferentemente. Le donne sono più vulnerabili, specie nei delicati passaggi dalla gravidanza alla menopausa. Cause scatenanti. Tutti in teoria possono sperimentare questo disturbo per i motivi più disparati: per allergie, per esposizione agli inquinanti atmosferici ambientali, tipo polveri sottili e sottoprodotti della combustione, fumo di sigaretta, oppure dopo un soggiorno in ambienti chiusi con aria viziata. La prolungata esposizione agli schermi di computer, dispositivi mobili o sorgenti luminose incongrue (luci abbaglianti e discontinue) accelera l'affaticamento visivo e la secchezza dell'epitelio senza peraltro compromettere la vista. L'Oms ha inserito questa tra le patologie multfattoriali più diffuse dell'età moderna. Aggravanti. Infiammazioni quali le blefariti e le congiuntiviti possono ridurre la secrezione lacrimale. Le cautele aumentano in età senile, condizione che comporta ridotta escrezione a livello ghiandolare. L'occhio secco può manifestarsi in occasione di trattamenti per abbassare la tensione nel glaucoma o per talune applicazioni di chirurgia refrattiva. Può avere una genesi essenziale in reumatologia, come espressione di patologia autoimmune, ad esempio artrite reumatoide, lupus, sclerodermia, sindrome di Sjögren. Esistono decine di condizioni morbose che possono entrare in gioco nel determinare gli inconvenienti riportati sopra: carenze lipidiche o vitaminiche, effetti collaterali di farmaci psicotropi e antipertensivi che interagiscono sull'omeostasi, paresi dei muscoli mimici o facciali, endocrinopatie (tiroide, diabete). Misure preventive. Emollienti e sostituti lacrimali possono alleviare il fastidio, pur senza eliminare le cause. Si consiglia sempre di evitare l’esposizione diretta a sorgenti di calore, e di umidificare gli ambienti prima di soggiornarvi. Sempre bene limitare i tempi di fissità trascorsi davanti agli schermi luminosi, alternando pause di riposo per gli occhi. Sospendere l'uso di lenti a contatto in caso di flogosi corneali. Test diagnostici. Oggi il medico oculista, specialista in oftalmologia, può diagnosticare le alterazioni del film lacrimale con appositi test, individuando in maniera personalizzata per ciascun paziente la terapia più appropriata. Per misurare la quantità di liquido lacrimale sono diffusi i test di Schirmer, basale/riflesso, con o senza anestetico, mentre il BUT-test sul secreto lacrimale (Breaking Up Time) indaga la stabilità del film lipidico. Gia a un primo esame della vista si può valutare il grado di idratazione della superficie oculare. Fisiopatologia. Si presume che il più delle volte le manifestazioni legate all'occhio secco siano riconducibili al deficit funzionale delle ghiandole di Meibomio. Invisibili a occhio nudo e situate lungo le rime palpebrali, sono ghiandole che secernono la componente lipidica del film lacrimale, un rivestimento protettivo naturale che limita l'evaporazione dello strato acquoso, più direttamente a contatto con la superficie della cornea. Terapie. Come detto in premessa, si prospettano per l'occhio secco, a seconda dei casi diagnosticati, soluzioni palliative (emollienti, stili di vita), provvedimenti tampone (collirio, lacrime artificiali) come pure terapie risolutive con farmaci collaudati, dispositivi strumentali (biofisica), luce pulsata. La ricerca va avanti, sono in corso trial per individuare rimedi definitivi nei tanti casi che ancora si trascinano.

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