Andare in bagno mentre si indossa una tuta spaziale non è per niente facile. Per questo motivo la NASA ha da poco lanciato sulla piattaforma HeroX un concorso chiamato Space Poop Challenge, il cui scopo è raccogliere le migliori idee per smaltire le urine e le feci degli astronauti impegnati in attività extraveicolari. Le tre soluzioni più interessanti riceveranno un premio in denaro di 30mila dollari.
QUANDO NATURA CHIAMA
Il problema messo in luce dall'agenzia americana riguarda specificamente i cosmonauti costretti a rimanere ore, se non addirittura giorni, all'interno delle proprie tute spaziali. I moduli abitativi e le astronavi possono infatti disporre di tecnologie simili a quelle già testate sulla ISS (Stazione Spaziale Internazionale)), che consentono di eliminare o riciclare sia la cacca che la pipì in condizioni di microgravità. Ma cosa succede quando non c'è la possibilità di levarsi il casco, il busto e gli altri accessori protettivi?
A oggi è previsto l'uso di pannoloni temporanei che vanno poi rimossi per evitare infezioni o eruzioni cutanee, cosa risaputa da chi ha figli molto piccoli. Per gli astronauti che stanno viaggiando dalla Terra alla ISS (o viceversa) si tratta di un disagio di breve durata e facilmente sopportabile, ma se pensiamo a una futura passeggiata sul pianeta Marte le cose si potrebbero complicare non poco.
WC A PORTATA DI TUTA
La prossima generazione di tute spaziali, spiega l'astronauta americano Richard Mastracchio, dovrà "fornire aria pulita, acqua, cibo e protezione per un massimo di sei giorni". Di conseguenza servirà anche un sistema per trattare in modo sicuro i materiali biologici in uscita, tra cui l'urina, le feci e il flusso mestruale. Grazie a Space Poop Challenge, la NASA confida di testare un massimo di tre concept nel giro di dodici mesi, per poi completare la fase di sviluppo entro tre anni. Il termine ultimo per presentare il proprio progetto scadrà il 20 dicembre 2016.
TechNasa, concorso per smaltire le feci degli astronauti