Roma, 24 ottobre 2018 - L'ad di Apple Tim Cook lancia l'allarme alla conferenza internazionale Ue sulla privacy a Bruxelles. Oggi l'uso dei dati personali degli utenti internet è stato "reso un'arma con efficienza militare" dove tutto, "dalle nostre speranze alle nostre paure" è stato assemblato in "profili digitali" dove "le società digitali ci conoscono meglio di noi stessi", arrivando a mostrarci solo le cose che ci interessano sino a "punti di vista ormai limitati anche nelle notizie. Questa è sorveglianza", ha detto Cook sottolineando che invece la Apple "ha sempre avuto la privacy nel suo sangue".
"La tecnologia può fare progredire la società - ha continuato Cook nel suo intervento nell'emiciclo del Parlamento europeo - ma allo stesso tempo può fare danni anziché aiutare, e oggi si vede come può in verità ingrandire le peggiori tendenze umane o rendere più profonde le divisioni, sino a minare il discernimento tra quello che è vero e quello che non lo è". Di per sè la tecnologia è neutra - ha sottolineato l'ad - Non vuole fare cose buone, non fa niente in realtà. Ma quello che fa, il suo uso, dipende da noi".
Gli Stati Uniti devono dotarsi di una legge "organica" sulla privacy come quella europea - è il monito di Cook, che ha elogiato il regolamento sulla privacy messo a punto dalla Ue: "E' tempo per il resto del mondo di seguire" l'esempio di Bruxelles, ha detto. "Credo che la privacy sia un diritto umano fondamentale - ha premesso Cook - e che vada protetta. Sono favorevole alla realizzazione di una legge federale negli Usa" così come avviene in Europa con il Gdps (il regolamento sulla privacy entrato in vigore a maggio), ha continuato. Secondo il numero uno di Apple, la tecnologia "ha consentito le più grandi scoperte per i più grandi progetti comuni dell'umanità", ma la raccolta di dati personali in mano alle grandi aziende è diventato un problema. "Ora più che mai - ha concluso - dobbiamo porci una domanda fondamentale: in che tipo di mondo vogliamo vivere?".