Martedì 2 Luglio 2024

Io mai vista così prima: la luna vulcanica di Giove in un’immagine senza precedenti ripresa dalla Terra

Il satellite ‘immortalato’ in maniera dettagliata grazie a un nuovo strumento, Shark-Vis, costruito dall'Istituto Nazionale di Astrofisica e installato sullo specchio destro del Large Binocular Telescope in Arizona

La luna gioviana Io, ripresa da SHARK-VIS@LBT il 10 gennaio 2024 (Inaf)

La luna gioviana Io, ripresa da SHARK-VIS@LBT il 10 gennaio 2024 (Inaf)

Roma, 30 maggio 2024 – Io, la luna vulcanica di Giove, potrebbe presto non avere più segreti. L'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) è infatti riuscita ad acquisire la più dettagliata immagine mai ottenuta da un telescopio dalla Terra. Questo è stato possibile grazie a Shark-Vis, un nuovo strumento costruito dalla stessa Inaf e installato sullo specchio destro del Large Binocular Telescope (Lbt) sul Monte Graham in Arizona.

La risoluzione della foto ottenuta è tale che è possibile distinguere caratteristiche sulla superficie di Io, separate da soli 80 km. In pratica è come se si individuasse una moneta da dieci centesimi a 200 km di distanza, una risoluzione spaziale fino a ora raggiunta esclusivamente da riprese di sonde spaziali inviate su Giove.

Lo “squalo” Shark-Vis

Le prime analisi scientifiche legate a questa immagine saranno pubblicate nei prossimi giorni sulla rivista Geophysical Research Letters. Intanto, però, Shark-Vis ha già dimostrato tutte le sue potenzialità grazie a questa osservazione condotta a gennaio 2024. Costruito presso il laboratorio di ottica 'Dario Lorenzetti' dal gruppo Adoni dell'Inaf di Roma, Shark-Vis ('squalo' in lingua inglese e acronimo di System for coronagraphy with High order Adaptive optics from R to K band - VISible) è uno strumento compatto ed estremamente versatile. Installato a giugno 2023 su Lbt a valle del sistema di ottica adattiva Soul, questo strumento ospita una telecamera sCmos veloce e a bassissimo rumore. Con questa configurazione, è possibile osservare il cielo in modalità di "imaging veloce", catturando riprese in slow motion e congelando le distorsioni ottiche causate dalla turbolenza atmosferica. I dati così ottenuti hanno una risoluzione senza precedenti.

Shark-Vis (gestito da un team guidato dal suo principal investigator Fernando Pedichini) è affiancato sullo specchio sinistro di Lbt da uno strumento omologo operativo nella banda del vicino infrarosso, lo Shark-Nir guidato da un team di Inaf-Padova.

Il project manager del nuovo strumento, Roberto Piazzesi, ricercatore dell’Inaf di Roma, anticipa nuove osservazioni che tale strumento condurrà sugli oggetti del Sistema solare. “La vista penetrante di SHARK-VIS è particolarmente adatta all’osservazione delle superfici di molti corpi del Sistema solare, non solo delle lune dei pianeti giganti ma anche degli asteroidi: ne abbiamo già osservati alcuni, con i dati attualmente in fase di analisi, e stiamo pianificando di osservarne altri”, dice.

Lo studio di Io

L’immagine presentata fa parte di un programma scientifico focalizzato sul vulcanismo di Io, guidato da Al Conrad, primo autore dell’articolo che include scienziati della Nasa (Ashley Davies), dell’Università della California - Berkeley (Imke de Pater) e del California Institute of Technology (Katherine de Kleer). "Io è il corpo più attivo del nostro Sistema solare dal punto di vista vulcanico e, monitorando le eruzioni sulla sua superficie, otteniamo informazioni sui processi di trasporto del calore sottostanti, sulla struttura interna del satellite e, in ultima analisi, sul meccanismo di riscaldamento mareale responsabile dell'intenso vulcanismo", spiega Conrad in proposito.

La ricchezza di dettagli di questa immagine ha permesso di identificare un importante evento di ripavimentazione che ha interessato il deposito di un pennacchio attorno al vulcano Pele. I cambiamenti osservati sono stati interpretati come depositi di lava scura e di biossido di zolfo bianco, originati da un’eruzione del vulcano Pillan coprendo parzialmente il deposito di pennacchio rosso ricco di zolfo di Pele. Un evento simile si è verificato nel 1997, osservato dalla sonda spaziale Galileo. Tali eventi di ripavimentazione, prima di Shark-Vis, erano impossibili da osservare da Terra.