L'uso di Internet per scopi personali sul posto di lavoro, detto cyberfloating, è ritenuto controproducente in molte aziende, che non a caso possono imporre regole restrittive ai propri dipendenti. Tuttavia, uno studio apparso su Computer in Human Behavior ribalta questa prospettiva, suggerendo che il cyberfloating sia piuttosto una conseguenza della noia e che, anzi, possa essere un modo indolore per alleviare lo stress da ufficio.
ALLE RADICI DEL CYBERFLOATING
L'indagine, frutto della collaborazione tra l'Università di Haifa e l'Università della Florida Meridionale, ha cercato di chiarire se cyberloafing sia un comportamento deleterio per la produttività o se invece sia una soluzione conveniente per non annoiarsi quando si ha poco lavoro da fare. A tale scopo, l'equipe ha fornito dei questionari ideati ad hoc a 463 persone, impiegate a tempo pieno in un'università pubblica statunitense. Le informazioni raccolte hanno riguardato, tra le varie cose, il tempo dedicato al cyberfloating, il carico lavorativo, il grado di soddisfazione e la presenza o meno di comportamenti negativi, come ad esempio rubare o sprecare il materiale messo a disposizione dal proprio ufficio.
TROPPE ORE "BUCHE"
Quanto emerso è che la monotonia o la mancanza di compiti da svolgere (sottocarico di lavoro) hanno uno stretto legame con il tempo passato a navigare su Internet. Viceversa mancano del tutto indizi che facciano pensare a una relazione tra il cyberloafing e la scarsa produttività in ufficio. "Il cyberloafing è una risposta piuttosto naturale alla noia sul posto di lavoro e non ha nulla a che fare con altri comportamenti controproducenti e più dannosi", ha sottolineato la coautrice dello studio Shani Pindek.
MENO LAVORO, PIÙ GATTINI
In sintesi, dicono i ricercatori, dedicare del tempo al proprio profilo Facebook, alla mail personale o a un sito di viaggi non rappresenta una minaccia per la produttività, a patto ovviamente di non esagerare. L'unica seria ragione per limitare il cyberloafing, aggiungono Pindek e colleghi, riguarda casomai la sicurezza informatica, perché alcuni comportamenti imprudenti possono mettere in pericolo i dati della propria azienda. Il filone della ricerca non si esaurisce comunque qui: il team vuole ora appurare l'ipotesi secondo cui la navigazione su Internet sia anche una valvola di sfogo per smaltire lo stress. "Per esempio: se qualcuno mi trattasse male sul lavoro, potrei a sentirmi meglio guardando un video divertente sui gatti, ma magari eviterei di andare sui siti di notizie (presumendo che le notizie generino spesso uno stato d'animo negativo)", conclude Pindek.
TechInternet in ufficio combatte la noia