Roma, 9 settembre 2024 – L’intelligenza artificiale avrà accesso allo storico dei compiti in classe e delle verifiche. Individuerà le lacune di ciascuno studente in base all’analisi degli errori, avvertirà il professore e proporrà all’alunno spiegazioni più circostanziate di quello che sembra non aver capito e altri esercizi di difficoltà crescente come verifica.
Poi relazionerà al docente. Funzionerà così la sperimentazione sull’utilizzo dell’Ia nella didattica che partirà in 15 classi tra Calabria, Lazio, Toscana e Lombardia. "La personalizzazione della didattica è uno dei must della mia azione di governo in materia di istruzione e credo che l’intelligenza artificiale adeguatamente guidata dal docente possa svolgere un ruolo significativo", ha spiegato il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara a Cernobbio. A occuparsi del progetto sarà Paolo Branchini, dirigente di Ricerca nella Sezione di RomaTre e Consigliere per le Stem al Ministero.
La sperimentazione
Per la scelta definitiva delle classi è questione di giorni, fanno sapere dal Ministero. I direttori degli Uffici Scolastici delle regioni coinvolte le stanno scegliendo, poi bisognerà avere l’ok di presidi e professori, oltre che degli alunni per ragioni di privacy. I punti fermi sono che l’Ia si userà in classi di scuole medie e superiori e sarà utilizzata per prima quella di Google, in attesa dei protocolli d’intesa con le altre realtà sul mercato. Non è stato ancora definito invece l’elenco delle materie, ma sicuramente ci saranno quelle scientifiche e le lingue. In ogni scuola ci sarà anche un gruppo di controllo, per verificare l’impatto sull’apprendimento dell’Ia rispetto a chi non la utilizzerà. E i risultati di quella che ha i contorni di una vera e propria sperimentazione scientifica (gratuita e volontaria) saranno successivamente pubblicati.
Gli studenti
L’Ia potrebbe essere uno strumento di aiuto anche per gli studenti che non possono frequentare, ragionano al Ministero. Ci saranno anche forme per rendere più interessante e attraente l’apprendimento, sfruttando il fatto che si rivolge a una generazione nativa digitale, che si relaziona più facilmente con un computer. Il vantaggio è che sarà personalizzante: l’insegnante non può dedicarsi contemporaneamente a tutti, l’Ia sì. Può anche comunicare le difficoltà al docente. E servirà anche a segnalare gli alunni più brillanti, aiutandoli anche nell’approfondimento delle materie in cui hanno già buoni risultati.
La centralità del professore
"Una ricerca scientifica di Benjamin Samuel Bloom dimostrava che gli assistenti umani del professore miglioravano di molto l’apprendimento degli allievi nel post-insegnamento. Al momento non ci sono evidenze dirette con assistenti basati su Ia. Per questo la sperimentazione serve a chiarire se funziona, ma anche con quali limiti", spiega Branchini a Qn. "A me non risulta che ci siano altri test di questo tipo al mondo", precisa. "Ma deve essere chiaro che questo progetto ha il professore al centro. L’Ia non è sostitutiva, farà da supporto e aiuterà a tracciare percorsi di apprendime nto. L’esempio che mi viene è quello delle equazioni di secondo grado. Il ragazzo ha capito come funziona ma ha lacune sulla somma delle frazioni. Il sistema identifica la lacuna, la segnala al ragazzo e al prof, poi propone all’allievo come colmarla. Si tratta di assistenti, non sono docenti. E non ne prenderanno certo il posto", conclude.