Martedì 24 Dicembre 2024
REDAZIONE TECH

Il polpo robot morbido

Grazie al particolare sistema di propulsione, l'Octobot non ha componenti rigide ed il primo robot soffice completamente stampato in 3D.

Octobot, il polpo robot di Harvard (Foto: Lori Sanders)

Un team di scienziati dell'Università di Harvard ha creato il primo robot al mondo del tutto privo di parti meccaniche. Ha la forma di un polpo ed è abbastanza piccolo da riuscire a stare sul palmo di una mano. Battezzato Octobot, è stato interamente stampato in 3D e, sebbene per ora possa compiere solo spostamenti minuscoli, può aprire la strada a una nuova generazione di automi costruiti con materiali soffici.
 
MORBIDO AL 100%
La robotica "morbida" non è una novità assoluta, ma finora si è dovuta scontrare con la necessità di integrare sempre qualche componente rigida, come ad esempio la batteria per l'alimentazione. La squadra di Harvard è riuscita a superare l'ostacolo studiando un sistema di propulsione che si sposa con la possibilità di realizzare l'intero corpo di Octobot in silicio, grazie all'ausilio una stampante 3D.
 
I vantaggi dei soft robot sono diversi: sono più resistenti, possono sfruttare la loro deformabilità per attraversare spazi ristretti e soprattutto riescono a interagire con l'ambiente circostante con maggiore naturalezza.
 
COME SI MUOVE
Al suo interno l'Octobot ha una serie di camere d'aria che si gonfiano come un palloncino e un cosiddetto Lab-on-a-chip (sempre in silicio) che serve per indirizzare fluidi estremamente ridotti verso il tentacoli. Il movimento è regolato da una reazione chimica: particelle di platino reagiscono con l'acqua ossigenata, liberando ossigeno e vapore acqueo. Il gas passa attraverso i tentacoli che si flettono e contraggono in modo coordinato, spingendo in avanti il polpo robot quando si trova in acqua.
 
PROSPETTIVE FUTURE
Al momento il team non ha ancora escogitato una strategia per riuscire a governare il robot. Inoltre, la scorta di acqua ossigenata contenuta nel serbatoio si esaurisce dopo un tempo massimo di otto minuti. Gli scienziati confidano però di riuscire a superare questi limiti e implementare ulteriori funzioni nelle prossime versioni dell'Octobot: una volta perfezionata la tecnologia potrebbe ad esempio servire come sonda per l'esplorazione degli oceani. 
 
I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Nature.
 
 
Fonte originale: http://www.nature.com/nature/journal/v536/n7617/full/nature19100.html