Martedì 24 Dicembre 2024
REDAZIONE TECH

Con il grafene l'acqua marina diventa potabile

Una membrana di ossido di grafene riesce a separare l'acqua dal sale. La scoperta dell'Università di Manchester potrebbe risolvere il problema della siccità

Un filtro a base di grafene per l'acqua potabile - foto University of Manchester

Uno studio condotto da un team di scienziati della University of Manchester ha dimostrato che si può trasformare facilmente l'acqua del mare in acqua potabile, risolvendo il problema dell'accesso alle fonti idriche per milioni di persone in tutto il globo. Il segreto è un composto a base di grafene, il 'materiale delle meraviglie', uno strato di carbonio dello spessore di un atomo che ha resistenza e flessibilità eccezionali, scoperto qualche anno fa proprio presso l'ateneo di Manchester e che è valso il premio Nobel 2010 ai due scienziati Anderej Geim e Konstantin Novoselov. SETACCIO E FILTRAZIONE La ricerca, pubblicata sula rivista Nature Nanotechnology, racconta come tutto ruoti attorno a una membrana di ossido di grafene, che in precedenti esperimenti aveva già mostrato sorprendenti capacità nel lavoro di separazione dei gas e di filtrazione dell'acqua, in particolare rivelandosi efficace nel filtrare le molecole di sale. Se finora la membrana non era in grado di svolgere un lavoro di separazione completa (alcune parti di sale rimanevano nell'acqua), ora i fisici di Manchester hanno perfezionato la dimensione dei pori, in modo da setacciare definitivamente e velocemente il sale, e rendere l'acqua di mare pulita e potabile. UNA SCOPERTA STRATEGICA Il professor Rahul Nair, che ha guidato la ricerca, spiega che "Ci sono reali possibilità di industrializzare questo approccio e passare alla produzione di massa di membrane a base di grafene di taglia adatta alla desalinizzazione”. Si tratta di una applicazione che davvero potrebbe cambiare le condizioni di vita di molte popolazioni della Terra, e non solo quelle che vivono in zone remote in cui l'approvvigionamento idrico è da sempre un problema. Infatti anche nelle città moderne, sottoposte al cambiamento climatico in atto, la raccolta e distribuzione dell'acqua è un problema sempre più reale, che costringe gli enti pubblici a investire molto denaro nella desalinizzazione, un processo però ancora poco efficace. Su queste basi, l'Onu prevede che entro il 2025 il 14% degli abitanti della Terra vivranno in condizioni di scarsità d'acqua. Ecco perché la scoperta dell'Università di Manchester può essere davvero strategica.