Roma, 28 marzo 2017 - Un minicomputer che piloti il nostro cervello: l'idea apparentemente peregrina potrebbe diventare realtà in un futuro non troppo lontano. Dopo aver puntato su pagamenti online, autoelettriche e settore aerospaziale, Elon Musk pensa all'innovazione più spinta: un microchip per la corteccia celebrare, in grado "caricare e scaricare pensieri".
Secondo quanto scrive il Wall Street Journal che cita fonti anonime, il miliardario visionario dietro a PayPal, Tesla e SpaceX, starebbe per presentare al mondo la start up 'Neuralink', società che si occuperebbe di realizzare piccoli elettrodi da impiantare nel cervello. Per il momento Musk tace ma a confermare l'esistenza del gruppo è Max Hodak, fondatore di Transcript, azienda di robotica. Neuralink è ancora nella fase embrionale e c'è ancora molto lavoro da fare prima di poterla presentare ufficialmente, ha detto Hodak, che partecipa al progetto. E Neuralink potrebbe ricevere fondi anche da Founders Fund, venture capital fondata da Peter Thiel, amico e cofondatore insieme a Musk di PayPal.
La nuova tecnologia avrebbe innanzitutto scopi teraupetici: dovrà servire cioè a curare malattie. L'obiettivo però è anche quello di potenziare le funzionalità cerebrali (inserire e scaricare dati), in modo da reggere la concorrenza dell'intelligenza artificiale (i robot per intenderci) ed evitare - scrive il WSJ - "che l'umanità venga sottomessa dalle macchine".
In un tweet dell'agosto del 2016 Musk aveva parlato di "progressi" in questo settore, accennando a una possibile iniziativa.
Non è l'unico a soggetto interessato a lavorare su uno sviluppo artificiale del cervello: esiste Kernel, startup finanziata con 100 milioni di dollari da Bryan Johnson, fondatore di una società di pagamenti online. Anche in questo caso si punta a combattere le malattie, per poi iniziare a trasformare il cervello. Non è una novità, infine, che anche la Defense Advanced Research Projects Agency (Darpa), l'agenzia del dipartimento della Difesa Usa che si occupa di tecnologia, stia studiando programmi di interfaccia uomo-macchina da impiantare.
Da qui alla realizzazione dei progetti la strada è lunga. Naturalmente per pensare di impiantare un microchip nel cervello è necessario trovare una formula il meno possibile invasiva. Potrebbe però volerci meno del previsto. Secondo Musk, basterebbero quattro o cinque anni.