Giovedì 20 Febbraio 2025
DANIEL PEYRONEL
Tech

Clima, meteo e intelligenza artificiale: i rischi, gli effetti collaterali e la ‘terza via’

L’utilizzo dell’intelligenza artificiale è diventato indispensabile nelle scienze climatiche e nelle previsioni meteorologiche. Ma il boom di queste tecnologie ha delle ricadute sulle emissioni e sul consumo di risorse

Clima, previsioni meteo e intelligenza artificiale: quale futuro?

Clima, previsioni meteo e intelligenza artificiale: quale futuro?

Roma, 18 febbraio 2025 – Il vertice sull’intelligenza artificiale (IA) di Parigi si è concluso su una dichiarazione congiunta firmata da 58 paesi – esclusi Stati Uniti e Regno Unito – per un’intelligenza artificiale “etica”, “inclusiva” e “sostenibile per i popoli e per il pianeta”. Quello tra cambiamento climatico e intelligenza artificiale è un rapporto di dipendenza crescente. Nel bene e nel male.

Nel bene perché l’applicazione dell’IA permette di migliorare i modelli di previsione e di colmare lacune nella conoscenza e nella comprensione di alcuni fenomeni. Nel male perché la crescita inarrestabile di queste tecnologie comporta un consumo notevole, che il ricorso a un’elettricità rinnovabile non è in grado di compensare da sola.

Previsioni meteo e intelligenza artificiale

Nelle scienze climatiche il machine learning, l’apprendimento automatico basato su statistiche e riconoscimento di schemi, è una pratica dell’intelligenza artificiale impiegata da almeno mezzo secolo. Se ne parla oggi è perché “semplicemente, fino a una decina di anni fa, non avevamo a disposizione i mezzi di calcolo per far funzionare le enormi reti neurali che abbiamo oggi", afferma Laure Raynaud.

La ricercatrice del Centro nazionale di ricerche meteorologiche francese (CNRM) evidenzia i vantaggi in termini di tempi di elaborazione di calcolo e di costi, dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale nelle previsioni meteorologiche, più facili e leggere rispetto all’elaborazione di scenari climatici complessi.

“Per una previsione dei prossimi due giorni sulla Francia, per esempio, ci vuole un'ora coi modelli di previsione fisici classici. Con l’IA, questo tempo si riduce a massimo qualche minuto". Se la maggior parte dei centri meteorologici nazionali lavora ancora su dei modelli fisici, "Il centro europeo di previsioni meteorologiche a medio termine (ECMWF) ha già sviluppato il proprio modello basato esclusivamente sull’intelligenza artificiale, parallelamente a quelli fisici". Per alimentare questo modello, esiste un’ampia banca dati chiamata ERA5, la stessa che alimenta lo strumento di Google, WeatherNext: “E’ come se avessimo un globo digitale con un punto ogni 30 chilometri. In ciascuno di questi punti, conosciamo i valori di temperatura, umidità, vento, pioggia, sia per la superficie che per tutta la colonna atmosferica".

Il difficile calcolo dell’impatto dell’IA sul clima

Se da un lato l’IA è parte integrante della ricerca sul clima e sul meteo, dall’altro la democratizzazione di questa tecnologia e il suo sviluppo repentino incidono sulle emissioni e di conseguenza sul clima.

"Gli algoritmi utilizzati nelle scienze climatiche non sono gli stessi di quelli che vediamo, ad esempio, in ChatGPT. Non hanno lo stesso scopo, lo stesso numero di utenti e in generale non sono gli stessi che contribuiscono negativamente alle emissioni”, spiega Théo Alves Da Costa, ingegnere specializzato nell'applicazione dell’IA alla transizione energetica e fondatore dell’associazione Data for Good.

Secondo l’esperto c’è molta confusione sull’impatto reale dell’uso dell’IA dovuto all’evoluzione rapida della tecnologia e la poca trasparenza dei giganti della tech. L’IA consente di “ottimizzare le reti elettriche, anticipare la domanda e, nel complesso, rendere l’intera catena di produzione più efficiente”, riconosce Théo Alves Da Costa. Il problema è che l’effetto collaterale di questo risparmio è l’incremento della produttività.

Il settore della fast fashion ne è un esempio lampante, “se usiamo l’IA per generare nuove collezioni ogni giorno, il suo impatto va ben oltre i piccoli aggiustamenti qua e là”. Lo stesso discorso vale per l’estrazione di combustibili fossili: “In un comunicato del 2019, ExxonMobil sosteneva che tramite l'IA, riuscivano ad estrarre 50.000 barili di petrolio in più al giorno nel bacino permiano in Texas”.

La terza via di Parigi: un'intelligenza artificiale sobria

Quella della terza via è una posizione particolarmente cara alla Francia fin dai tempi della Guerra Fredda e dell’opposizione il capitalismo senza freni degli Stati Uniti da un lato e i regimi comunisti di Russia o Cina dall’altro.

Se è vero che Stati Uniti e Regno Unito non hanno firmato la dichiarazione finale, quasi un terzo dei paesi tra cui quelli dell’UE, India, Cina, Giappone e Brasile, si sono impegnati a sviluppare un’intelligenza artificiale più sobria.

Un passo nella giusta direzione secondo Théo Alves Da Costa, per cui è il momento di fare una scelta per il futuro: “Se MistralAI – l’intelligenza artificiale francese – scegliesse di essere la migliore nello sviluppare un’IA leggera, efficace e con un consumo minimo di energia e fosse trasparente su questo, saremmo i migliori al mondo su questo indicatore”.