E’ Primoz Roglic a far calare i titoli di coda sull’anomala stagione del ciclismo, compressa in cento giorni: in cima al podio della Vuelta, per il secondo anno di fila, c’è ancora lui. Giusto così: risultati alla mano, lo sloveno si rivela il più vincente in era Covid. Rivince in Spagna, col contorno di quattro tappe, dopo aver chiuso al secondo posto il Tour, perso in extremis nella crono, e aver conquistato la sua prima grande classica, la Liegi-Bastogne-Liegi: in tutto dodici successi, con il sesto posto al Mondiale di Imola. "E’ stata una stagione fantastica, non c’è altro da aggiungere", il suo euforico bilancio.
E’ la Vuelta di Roglic, che a 31 anni ribadisce di essere una certezza nelle corse a tappe: da quando lo scorso anno al Giro è salito per la prima volta su un podio, l’ex saltatore con gli sci non ne è più sceso, incassandone quattro in fila. E’ anche un po’ la Vuelta di Chris Froome, premiato prima del via con il trofeo dell’edizione 2011, assegnatagli a tavolino dopo la squalifica per doping dello spagnolo Cobo.
Prima che cali il sipario, la Vuelta si concede il brivido del fotofinish, che assegna l’ultimo sprint a Pascal Ackermann sull’irlandese Bennett: per il tedesco è il secondo successo. Volata che spacca il gruppo: il britannico Carthy, terzo in classifica, resta dietro e ci rimette mezzo minuto, a conferma che fino all’ultimo è meglio tenere gli occhi aperti. Dei cinque italiani partiti, a Madrid arriva soltanto Mattia Cattaneo, diciassettesimo a quasi 18’ da Roglic.
Angelo Costa