di Angelo Costa
Forte in salita, in volata, a cronometro, sullo sterrato e probabilmente anche a Risiko e scala 40, Tadej Pogacar di qualità ne esibisce un’altra: è forte anche sul pavè. Al Tour lo dimostra sul più severo di tutti, quello della Parigi-Roubaix, nella tappa che temeva maggiormente perché sui sassi non aveva mai corso: non ne esce bene ma benissimo, persino in guadagno. Avendo archiviato senza danni le giornate pericolose, di qui in avanti c’è il rischio che il bimbo sloveno cominci a divertirsi come nelle due edizioni già vinte.
Mentre Pogacar si mostra in tutto il suo splendore, senza mezzo compagno accanto, alle sue spalle vive una giornata in affanno una squadra intera, la più attrezzata per farlo scendere dal trono: fra cadute e guai meccanici, la Jumbo deve rincorrere. Grazie alla fatica di Laporte e del gregario in giallo Van Aert salva in extremis la classifica di Vingegaard, attardato da una foratura e dai pasticci per sostituirgli la bici, ma ci rimette Roglic, atterrato a trenta dall’arrivo da una balla di paglia urtata da una motostaffetta e finita in mezzo alla strada: con una spalla lussata, che risistema da solo, chiude a oltre due minuti da Pogacar. A meno di clamorosi ribaltoni, è quasi fuori dai giochi.
Da una tappa corsa con la baionetta fra i denti (quasi 49 orari la media), che premia il guizzo del 35enne Simon Clarke al termine di una fuga di sei uomini, esce la figura di Pogacar: davanti in tutti i tratti di pavé, il bimbo prodigio è forte di gamba e sveglio di testa, perché stare in prima fila gli evita di respirare il polverone e gli consente di veder bene cosa accade. Non per nulla, a venti dall’arrivo, si accorge che Stuyven è il treno giusto per guadagnar terreno e gli va dietro: il minutino che guadagna verrà eroso da chi insegue, ma il bilancio resta in attivo.
Nel giorno in cui l’Italia piange Arnaldo Pambianco, vincitore del Giro del Centenario dell’Unità nel 1961, mandano segnali anche i nostri: sacrificandosi per i capitani, Cattaneo arriva a un passo dalla top ten, Caruso si fa trovare pronto su un terreno che non è dei suoi.
Ordine d’arrivo quinta tappa Lille-Arenberg di 157 km: 1) Simon Clarke (Aus, Israel) in 3h 13’35’’ (media 48,661), 2) Van der Horn (Ola) st, 3) Boasson Hagen (Nor) a 2’’, 7) Pogacar (Slo) a 51’’, 16) Van Aert (Bel) a 1’04’’, 17) Vingegaard (Dan) st, 38) Caruso, 61) Roglic (Slo) a 2’59’’.
Classifica: 1) Wout Van Aert (Bel, Jumbo) in 16h 17’22’’, 2) Powless (Usa) a 13’’, 3) Boasson Hagen (Nor) a 14’’, 4) Pogacar (Slo) a 19’’, 7) Vingegaard (Dan) a 40’’, 11) Cattaneo a 55’’, 37) Caruso a 1’59’’, 44) Roglic (Slo) a 2’36’’.