Chalon sur Saône, 12 luglio 2019 - L'olandese Dylan Groenewegen ha vinto allo sprint la settima tappa del Tour de France, la Belfort-Chalon sur Saône di 230 km. Il corridore della Jumbo-Visma si è imposto davanti all'australiano Caleb Ewan (Lotto Soudal), allo slovacco Peter Sagan (Bora-Hansgrohe) e all'italiano Sonny Colbrelli (Bahrain-Merida). L'abruzzese Giulio Ciccone mantiene la maglia gialla di leader della classifica con 6" di vantaggio sul francese Julian Alaphilippe (Deceuninck Quick-Step).
Le pagelle di Angelo Costa:
10 a Groenewegen
Un Dylan tira l’altro: dopo il belga Teuns in cima alla Planche des Belles Filles, ecco il velocista olandese caduto il primo giorno a Bruxelles poco prima dello sprint. Ripresosi dagli acciacchi, si ripresenta in grande spolvero, confermando le attese: sull’arrivo leggermente all’insu, sceglie tempo e potenza giusta, diventando imprendibile anche per la superba rimonta che l’esplosivo Ewan si inventa alle sue spalle.
8 a Ciccone
Giornata di emozioni: la prima volta sulle strade del Tour con la maglia gialla indosso, l’annuncio del rinnovo con la squadra fino al 2021. Giornata anche di relativo lavoro, con un occhio di riguardo ad Alaphilippe. ‘E’ uno che può inventarsi di tutto in ogni momento’, commenta alla fine l’abruzzese, forse pensando già all’indomani: con un percorso da classica, la tappa in arrivo qualche pensiero lo mette.
7 a Sagan
E’ sempre lì, anche quando non vince: si piazza alle spalle di due velocisti che hanno la dinamite nelle gambe, alimentando un po’ alla volta il suo obiettivo, la settima maglia verde della classifica a punti da festeggiare a Parigi. E’ sempre presente anche sui social, dove continua a regalare siparietti divertenti, perché per lui il ciclismo è soprattutto gioia: poi ci si chiede perché continui ad essere amatissimo dai tifosi…
6 a Viviani
Si cuoce come gli altri a fuoco lento in una tappa a bassa andatura, prima di esser pilotato perfettamente dai compagni, ma al momento di mettersi all’opera trova una brutta sorpresa: la gomma anteriore lo tradisce, afflosciandosi per una foratura. Aveva tutto per concedere il bis e l’avrebbe anche meritato, purtroppo in quelle condizioni fa anche troppo a piazzarsi, seguendo da vicino lo show della concorrenza.
5 a Quintana
Nel giorno in cui non succede niente, ma proprio niente, rischia di far notizia per una colossale distrazione a una trentina di chilometri dall’arrivo, quando si fa sorprendere in fondo al gruppo e resta in un ventaglio. E’ in buona compagnia, perché con lui ci sono anche Van Aert e Dan Martin, oltre al solito Simon Yates, e ha la fortuna che il gruppo dei big non insiste: chissà se un brivido così gli servirà da sveglia.
2 alla tappa
La più lunga si rivela la più lenta e, di conseguenza, la più noiosa. Fa parte del copione di ogni Tour che si rispetti: c’è la fatica del giorno prima da smaltire, c’è la fatica di una tappa in arrivo che non si preannuncia facile. Un andamento lento che potrebbe comunque presentare il conto il giorno dopo, perché in bicicletta non è faticoso soltanto andar forte, ma anche stare in sella tanto.