Malaga, 26 novembre 2023 – Paolo Canè, ex azzurro di Davis e oggi commentatore tv, con gli azzurri del calcio un po’ in disarmo, abbiamo trovato una nuova Nazionale in cui credere?
"Bastava avere un po’ di pazienza, in Italia c’è sempre troppa fretta di arrivare e vedere i risultati. Sono ragazzi giovanissimi, bisognava solo dar loro del tempo, e alla fine Sinner ha bruciato letteralmente le tappe, dimostrandosi uno dei giocatori più forti del mondo. Con Jannik, un Matteo Berrettini speriamo in ripresa, Arnaldi, Musetti e Sonego mi sento di dire che siamo tranquilli per i prossimi dieci anni".
Uno sport individuale ora unisce come uno di squadra, qual è l’alchimia?
"Lo spirito ci ha portati a una coppa meritata. I ragazzi hanno lavorato insieme per arrivare a un obiettivo comune. Tra loro non fanno pesare le differenze di classifica, giocano nel rispetto e nella stima reciproca. Basta sentirli nelle interviste: si fanno i complimenti l’uno con l’altro, a cominciare dalla superstar Sinner".
A proposito del nostro beniamino, criticato per l’assenza in Davis a Bologna, cosa direbbe ora ai suoi detrattori?
"Jannik è stato massacrato ingiustamente per quell’assenza, ed è sempre un po’ il modo di fare di questo paese: quando abbiamo un atleta bravo lo mettiamo sul piedistallo, poi, quando qualcosa non va bene in un attimo finisce nella polvere. Ma non solo: questo ragazzo, in un’epoca di ‘bad boy’, ci fa diventare tutti più buoni. Lo vediamo anche dalle interviste, sa cosa deve fare, risponde bene e la classifica lo dimostra. In più è un esempio per i giovani".
Quanto deve il movimento tennistico a questi ragazzi ora?
"Tantissimo. Basti pensare che tutti i ragazzini che arrivano alla mia scuola tennis hanno già i loro punti di riferimento….e sono italiani, un vero esempio. Il dato, fra i giovanissimi tra 8 e 10 anni è in crescita ovunque".
Lei conosce bene l’emozione della Davis. Che ricordi ha?
"La vittoria incredibile della tre giorni di Cagliari nel 1990 contro la Svezia di Mats Wilander, ma anche il mio ultimo punto vinto in Davis, proprio contro l’Australia, trent’anni fa (nel 1993). Ma i ragazzi in queste fasi finali mi hanno fatto emozionare fino alle lacrime, e quei ricordi ora sono più vivi che mai, da giocatore come da commentatore".
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