Roma, 22 giugno 2024 – Giovedì sera, Neri Marcoré ha ricevuto al Bardolino Film Festival, diretto da Franco Dassisti, il Ciak d’oro per la carriera e per il suo bell’esordio alla regia con "Zamora", film delicato, toccante e soavemente malin/comico ambientato negli anni ’60, con un impiegato d’azienda, alto e magro, che finisce col giocare in porta nelle partitelle aziendali, in una Milano notturna, nebbiosa, incline alla malinconia, al sapore di Vecchioni e di Jannacci, "Luci a San Siro" e "Vincenzina davanti alla fabbrica".
Lo chiamano Zamora, quell’impiegato, un soprannome che gli viene dal portiere leggendario Ricardo Zamora, che difendeva i pali della Spagna negli anni ’20 e ’30. E così, mentre saluti Marcoré e gli fai i complimenti per il premio, ti viene la pazza idea. Perché Neri Marcoré è davvero appassionato di calcio. Le sue prime imitazioni furono di alcuni calciatori… "Imitai Dino Zoff, il suo bofonchiare in friulano quasi sonnambolico: lui si divertì molto. Imitavo anche il radiocronista Enrico Ameri…".
Aveva anche imitato Bruno Pizzul facendogli cantare una canzone di De Gregori, "La leva calcistica del ‘68". A proposito di telecronache.
Ora inizia Spagna-Italia. Lei la vede?
"Sì, pensavo di vederla qui", e mostra un iPad già connesso sulla partita. Pensa che la potremmo vedere insieme? Così, invece di fare un’intervista tradizionale, parliamo un po’ di calcio.
"Beh, va bene. Mangiamo una cosa, e vediamo la partita".
Il ristorante è strapieno, tantissima gente e un pianista che sta suonando "Caruso" di Dalla. Un maxischermo è sintonizzato sul match, ma è alle nostre spalle. "Te voglio beeeeneeee assaaaaaaaie...". Ma al fischio d’inizio, si tace.
Il maxischermo è, però, dietro le nostre spalle. Vediamo la partita sull’iPad, che dopo due minuti si disconnette. Quando riusciamo a riprendere il collegamento, non è successo niente. Così pare. Zero a zero. Uno zero a zero che, senza picchi esaltanti, soprattutto azzurri, dura fino all’intervallo. Più Spagna che Italia, ma va bene così.
Intervallo. Il pianista di piano bar intona una hit anni ’60. Neri commenta: "In fondo il pareggio fa comodo alla Spagna, che poi affronterà una non temibile Albania, e non sarebbe male per l’Italia che arriverebbe a 4 punti. Nel secondo tempo potrebbe andare avanti così". Ma arrivano al 53’ il cross di Nico Williams, la spizzata di Morata in area, la smanacciata di Donnarumma, la tibia di Calafiori che la butta in porta. La nostra. Uno a zero per la Spagna.
Che cosa direbbe a Calafiori, in questo momento?
"Che è stato molto sfortunato e di non preoccuparsi troppo di ciò che diranno. Ha tutta una carriera davanti. Pensi a Riccardo Ferri dell’Inter, era il re degli autogol, ma è stato uno dei più forti difensori centrali del mondo. Gli direi di stare tranquillo".
Ma passano i minuti, e l’Italia non recupera. Anzi. Si espone disastrosamente agli attacchi spagnoli. Nico Williams impazza e devasta sulla sinistra. Cerchiamo di sdrammatizzare.
Chi la colpisce di più della Spagna, adesso?
"Nico Williams: è una specie di incrocio fra Leao e Balotelli, ma più concreto di entrambi. E poi il terzino con i capelli esplosi. Antonello Cuccurellia, si chiama così, no?". Il riferimento è ad Antonello Cuccureddu, mitico terzino della Juve anni ’70.
E dell’Italia? "Mi colpisce chi ha disegnato le giacche. La giacca ufficiale, floscia, un po’ vestaglia da casa. Mi sembra in linea con la prestazione…".
L’Italia viene presa a pallate. L’unico che impedisce che il passivo diventi drammatico, è Gigio Donnarumma con le sue parate.
Il film, "Zamora", è una storia – bellissima – di un uomo timido, che si scopre portiere. Non a caso. "In un gioco che per la sua essenza è collettivo, il calcio, il portiere è l’anomalia. È quello che gioca da solo. Io amo i portieri esuberanti, anche un po’ pazzi".
Intanto la partita sul maxischermo finisce, nella delusione di tutti. Sull’iPad, che abbiamo fatto ripartire circa 90 volte, siamo invece indietro di un minuto o due.
Neri, è finita. "Ma qui sull’iPad c’è ancora speranza: magari il risultato cambia!".
Aspetti, vedo arrivare Spalletti sul maxischermo. Ma hanno tolto l’audio… "Che problema c’è? Ce l’ho io, il sonoro di Spalletti…".
E d’improvviso cambia voce, e parla in toscano, con le cadenze dell’allenatore di Certaldo: "Siamo stathi sottothono, palesemente sottothono a centrohampo, in difesa e anche in attacco. Perché poi non abbiamo avutho quella determinazione e quella applihazione che è necessaria quando poi si va a confronthare il lavoro svolto nell’allenamento con l’impatto emothivo della partitha, e si scopre che poi se andiamo a vedere…".
Grazie, Spalletti. E grazie, Neri Marcorè. La sconfitta, con lei, è meno amara.
E adesso?
"Adesso siamo tornati sulla terra. C’erano molte aspettative, molto ottimismo, ci siamo ridimensionati, ma forse questo è salutare. Magari nella prossima partita, decisiva, saremo concentrati e strapperemo almeno quel pareggio che ci serve. Certo, c’è Luka Modric, uno che io vorrei in squadra anche a 99 anni. Un po’ come Andrès Iniesta. Se mi dicessero: lo vuoi Iniesta adesso, a quarant’anni?, non ci penserei due volte e lo prenderei subito. In qualsiasi squadra".