di AngeloCosta
Dopo gli sbadigli, una tappa da salti sul divano: è il bello del Tour. Bello pure che in coda a una giornata vissuta a ritmi folli (47 e mezzo la straordinaria media, col vento non sempre amico) vinca ancora Wout Van Aert, al secondo centro in tre giorni. Il belga è lo stesso che è ripartito dal lockdown vincendo Strade Bianche e Sanremo e non c’è bisogno di altri indizi: in mezzo a tanti fenomeni emergenti, l’ex re del cross ha l’aria di essere il più vero di tutti.
A Lavaur, dove il Tour si posiziona prima del weekend sui Pirenei, Van Aert con imbarazzante facilità si lascia alle spalle i quaranta reduci di un viaggio corso pancia a terra dal primo all’ultimo metro: dentro il vagone di testa, oltre ai nostri Bettiol e Oss, ci sono tutte le grandi firme, esclusi Pogacar e Landa, oltre all’immancabile Porte e al suo compagno Mollema, tagliati fuori da un ventaglio a una ventina di chilometri dalla meta. Con loro ci sono anche Carapaz, che invece deve il suo ritardo ad un guaio meccanico proprio quando c’è bagarre, e gli altri italiani di grido, da Trentin ad Aru.
A dare questa piega ad una tappa battezzata alla vigilia per velocisti è la squadra di Sagan, che col vento va d’accordo anche per ragioni sociali: la Bora in partenza spacca subito in due la corsa, spedendo alla deriva gli uomini sprint e riportando il suo leader in maglia verde, in attesa dello sprint. Dove, invece, il Peter Pan slovacco fallisce ancora: piazzato ma non vincente, ormai sta diventando un’abitudine.
Ordine d’arrivo sesta tappa Millau-Lavaur: 1) Wout Van Aert (Bel, Jumbo) km 168 in 3h 32’03’’ (media 47,54), 2) Boasson Hagen (Nor) st, 3) Coquard (Fra), 4) Laporte (Fra), 8) Bernal (Col), 9) A. Yates (Gbr), 21) Bettiol, 43) Pogacar (Slo) a 1’21’’, 51) Carapaz (Ecu) st, 53) Aru st.
Classifica: 1) Adam Yates (Aus, Mitchelton) in 30h 36’, 2) Roglic (Slo) a 3’’, 3) Martin (Fra) a 9’’, 4) Bernal (Col) a 13’’, 5) Dumoulin (Ola) st, 16) Pogacar (Slo) a 1’28’’, 22) Caruso a 2’02’’, 28) Aru a 5’06’’.