Mercoledì 20 Novembre 2024
DORIANO RABOTTI
Sport

Siamo tutti aggrappati a qualche ranking. È la parola dell’anno per lo sport azzurro

Salire il gradino d’oro stando fermi solo perché l’altro è caduto dalle scale non è esattamente in linea con lo spirito dello sport, anche se ci sta. A scanso di equivoci, Sinner si merita tutto

Yannik Sinner (Ansa)

Yannik Sinner (Ansa)

E voi, voi ce l’avete un ranking? Perché rischia di essere questa, la parola dell’anno, almeno per lo sport azzurro. Si potrebbe usare anche l’italianissima ’classifica’, ma ovviamente farebbe meno figo. E invece ranking è un po’ come lo spread di qualche anno fa, un termine che usano tutti facendo finta di aver capito come funziona (e ad essere onesti, spesso comprenderlo è arduo per davvero). Abbiamo iniziato con le coppe europee di calcio: il ranking delle nostre squadre di club ci ha permesso di portare in Champions anche il meraviglioso Bologna di questa stagione, scatenando un fenomeno ignoto a una cultura sportiva come quella italica che ha nel gufo il suo patrono. Quest’anno invece tutti o quasi a fare il tifo per le altre squadre in Europa, che più andavano avanti Atalanta e Fiorentina e più potevano sperare Bologna, Roma, eccetera. Anche senza capire bene come funzionava: a un certo punto qualcuno si era anche illuso che riaprissero la Mitropa Cup e ripescassero il Borgorosso Football Club di Alberto Sordi. Poi c’è Sinner, ’condannato’ a diventare il primo italiano numero uno al mondo nel tennis. Il ranking mondiale segue criteri complicatissimi da spiegare a chi ha scoperto la passione seguendo il carro del vincitore: basti dire che al Roland Garros Jannik potrebbe raggiungere il trono senza meriti diretti, se Djokovic dovesse perdere prima di incontrarlo. Salire il gradino d’oro stando fermi solo perché l’altro è caduto dalle scale non è esattamente in linea con lo spirito dello sport, anche se ci sta. A scanso di equivoci, Sinner si merita tutto, ma far capire come funziona un meccanismo che invece di sommare i punti scarta quelli dell’anno precedente non è una cosa semplice.

Anche le nostre due nazionali di volley sono aggrappate al ranking. Non sono ancora qualificate per Parigi, al momento sono le prime delle non elette, ma ad ogni partita il loro borsino cambia e decifrare una classifica nella quale sono inserite anche le sette già qualificate è facile come murare la Egonu.

E comunque, tanto per tornare al calcio, per anni in tempi recenti il ranking mondiale è stato guidato dal Belgio, per dire. Squadra di grandi talenti, per carità. Ma nella storia è arrivata al massimo una volta seconda agli Europei (1980, in Italia), e una volta terza nei mondiali (2018).

Si vede che sanno come sfruttare il ranking.

In fondo, stanno a Bruxelles anche quelli che ci hanno costretto a imparare che cosa è lo spread...