Chiamiamola cima Roglic. A San Luca lo sloveno è ormai di casa: dopo avervi conquistato la maglia rosa al Giro 2018 e vinto l’Emilia l’anno successivo, concede il bis nella classica bolognese. Giocando con la bicicletta: su e giù dalla Basilica, l’ex saltatore con gli sci tiene al guinzaglio lo scatenato Evenepoel e il suo socio Almeida, dà un occhio a Adam Yates e Woods, poi nell’ultimo mezzo chilometro si prende quel che gli spetta.
Vittoria numero dodici in una stagione che conta la terza Vuelta in fila e l’oro olimpico nella crono, messaggio chiaro in vista del Lombardia di sabato: sono pronto a entrare in un altro albo d’oro. C’è Primoz Roglic in cima a un giro dell’Emilia in cui, guardando il pubblico, sembra che lo stadio vero sia lungo i portici, non il Dall’Ara che sta sotto. Mai come stavolta i presenti hanno ragione: corsa strepitosa e di alta qualità, sempre animata dai migliori. Con un Evenepoel in formato mondiale, che accende ogni miccia: la prima a 36 chilometri dall’arrivo per formare la comitiva che andrà fino in fondo, l’ultima nel chilometro finale, quando prova a sorprender tutti. Niente da fare, come tutte le volte che c’è un Roglic così. "Pochi cinque giri a San Luca? Me ne bastava uno…", scherza lo sloveno dopo una corsa in cui Almeida e Woods gli fanno compagnia sul podio, Ulissi è il meglio piazzato dei nostri (ottavo), il baby modenese Aleotti è bravo nel cercare di restare con i migliori. Dai quali si sfila presto Pogacar, notato solo perché affronta gli ultimi due passaggi alle Orfanelle, il tratto più duro, impennando la bici. Aspettando il Lombardia, è il giorno della Parigi-Roubaix, che torna dopo due anni e mezzo, preceduta dalla prima storica edizione donne vinta per distacco dall’ex iridata britannica Lizzie Deignan sull’olandese Vos e Longo Borghini, con Bastianelli quinta e Cavalli nona. Pavé bagnato ieri, pioggia prevista anche oggi per una classica di 257 chilometri, 55 dei quali in pietra. Van Aert e Van der Poel i più attesi con Sagan, Stybar e Van Baarle, l’Italia che non vince dal secolo scorso (Tafi, 1999) si affida a Ballerini e Colbrelli.
Angelo Costa