Il Calcio di rigore è uno dei momenti più al cardiopalma del panorama calcistico,11 metri che han spesso deciso finali e campionati, 11 passi capaci di consacrare nell’olimpo o di far cadere nel baratro, chiedere a Baggio (Mondiale 1994), Bruno Conti (finale Coppa Campioni 1984), Saka e Rashford (finale Europeo 2020) e Messi (Finale Copa America 2016) per conferme.
Negli ultimi anni il tiro dal dischetto ha subito modifiche e l’IFAB ha appena annunciato l’ennesima grande rivoluzione riguardante il penalty. Dal 2019 i portieri hanno l’obbligo di tenere almeno uno dei due piedi sulla linea di porta durante l’esecuzione dal dischetto, ma dal primo luglio gli estremi difensori dovranno confrontarsi con un nuovo penalizzante regolamento.
La regola 14 dell’ordinamento IFAB, alla voce “Calcio di rigore” recita nel seguente modo: “ il portiere deve rimanere sulla linea di porta, di fronte al calciatore, tra i pali, senza toccare i pali, la traversa o la porta, fino a quando il pallone non è stato calciato. Il portiere non deve comportarsi in modo da distrarre ingiustamente il calciatore, ad es. ritardare l’esecuzione del tiro o toccare i pali, la traversa o la porta. Il portiere non deve comportarsi in modo da non portare rispetto per il gioco e per l’avversario, cioè distraendo ingiustamente il calciatore”.
L’innovazione non ha tardato a suscitare polemiche con Mike Maignan, portiere del Milan ed esperto para rigori che si è espresso così su Twitter “Nuova regola dell’IFAB per i rigori nel 2026, i portieri dovranno essere girati di spalle al momento del tiro. In caso di interruzione, calcio di punizione indiretto”, un commento ironico che lascia trasparire l’insofferenza dei portieri che di anno in anno si trovano a fronteggiare modifiche a favore della controparte offensiva.
L’obiettivo sembra essere quello di favorire lo spettacolo e aumentare il numero di reti segnate con il rischio però di intaccare lo spirito agonistico intrinseco del calcio, polemiche simili negli ultimi anni si son scatenate in NBA dove gli arbitri a suon di tecnici stanno censurando ogni forma di trash talking e agonismo, scatenando la furia di tifosi e giocatori al grido di “game is gone soft” traducibile in “il gioco si è fatto molle”.
Con la nuova formula non avremmo assistito a momenti iconici della storia del calcio, dai balletti di Grobbelaar nella finale di Coppa Campioni dell’84 tra Roma e Liverpool alle simili movenze di Dudek che nel 2005 è stato capace di neutralizzare Serginho, Pirlo e Shevchenko consegnando la coppa dalle grandi orecchie ai reds, passando per l’olandese Jan Jongbloed famoso per la sua usanza di mimare il gesto della sigaretta in faccia al battitore e forse ancora a Yashin (unico portiere pallone d’oro) verrebbe impedito di portare il suo iconico cappello dietro la porta com’era solito fare. Più recente è il caso del “Dibu” Emiliano Martinez, estremo portiere della Selecciòn che con la sua capacità di provocare ed entrare nella testa dell’avversario, sulle orme del “Loco” Gatti (storico portiere di River e Boca), è stato decisivo nella vittoria della Copa America prima e del Mondiale poi.
Non tutti i portieri han bisogno di balletti e provocazioni per parare un rigore, ne è dimostrazione Szczesny (estremo difensore della Juventus) che ha recentemente affermato di preferire un battitore tranquillo sul dischetto, perché un tiratore calmo tira il suo rigore, ovvero il rigore che i portieri studiano tutta la settimana. La discriminante rimane dunque la possibilità di scelta, perché ogni portiere ha un suo unico e personale stile, siamo quindi sicuri che la via per favorire lo spettacolo sia rimuovere lo spettacolo stesso dallo Sport?