di Riccardo Galli
Ventuno partite (e 21 punti) dopo il suo ritorno sulla panchina della Fiorentina, Cesare Prandelli ha deciso che anche la sua seconda storia in viola doveva finire. Troppo stress, troppe pressioni e quel "qualcosa di scuro" dentro che forse va oltre, molto oltre, una rincorsa alla salvezza o uno spogliatoio prima unito, poi spaccato, poi... chissà.
Così, ieri mattina, prima ancora che la squadra si presentasse al centro sportivo, Prandelli ha contattato i suoi dirigenti e ha comunicato loro che da quel momento non sarebbe stato più l’allenatore della Fiorentina.
Dai sorrisi e dalla voglia di tornare a guidare la squadra di Firenze, della ’sua’ Firenze, alla delusione, il "vuoto dentro" e al disagio di andare avanti "in un mondo in cui non riconosco più", il passo di Cesare è stato lungo appena quattro mesi. Poco o niente, rispetto al sogno che lo stesso allenatore aveva rivelato nel giorno della sua presentazione, immaginando un domani in viola che sarebbe andato bemn oltre la scadenza del contratto fissata per fine giugno.
Quattro mesi, dicevamo, è durata la nuova avventura a Firenze di Prandelli. Quattro mesi fatti di tensione, di paure, di una squadra che davvero rischiava (e forse rischia ancora) di precipitare, hanno logorato la tensione nervosa dell’allenatore che dopo aver comunicato alla società la decisione di dimettersi, ha voluto parlare anche con il presidente della Fiorentina, Rocco Commisso, negli Stati Uniti. Poi una lettera, ai tifosi, alla gente, al mondo del pallone nella quale è evidenziato con drammaticità il disagio dei giorni che lo hanno portato alla decisione di lasciare la Fiorentina e forse, definitivamente, il mondo del calcio.
"Sono consapevole che la mia carriera di allenatore possa finire qui – recita la parte più delicata della lettera firmata da Prandelli –, ma non ho rimpianti e non voglio averne. Probabilmente questo mondo di cui ho fatto parte per tutta la mia vita, non fa più per me e non mi ci riconosco più. Sicuramente sarò cambiato io e il mondo va più veloce di quanto pensassi. Per questo credo che adesso sia arrivato il momento di non farmi piu’ trascinare da questa velocità e di fermarmi per ritrovare chi veramente sono".
La decisione dell’allenatore ha trovato impreparati i dirigenti viola che dopo averlo ascoltato hanno tentato di convincerlo a fare un passo indietro. A ripartire. Ma Prandelli è rimasto sulla sua decisione. Con fermezza e dolore, sicuramente, ringraziando la famiglia Commisso e uscendo di scena in silenzio.
Così, la Fiorentina tornerà nelle mani di Beppe Iachini che era stato esonerato a novembre proprio per fare spazio al ritorno in viola di Cesare. Il tecnico è stato contattato nel primo pomeriggio di ieri, dopo che la Fiorentina aveva preso definitivamente atto delle dimissioni di Prandelli.
Già oggi Iachini sarà in campo per dirigere l’allenamento e a riprendere contatti con la squadra che aveva lasciato in autunno.
Prandelli invece, ieri sera, era nella sua casa fiorentina, mentre il suo vice e i ragazzi dello staff tecnico si sono presentati nella sede della Fiorentina per ritirare gli oggetti personali e salutare il dg Barone e il ds Pradè.
"Sono svuotato", aveva detto Prandelli subito dopo la netta vittoria di Benevento, mentre domenica sera, dopo la rocambolesca sconfitta contro il Milan, l’allenatore non si era presentato in sala stampa dopo aver accusato problemi di stress. Forse la sua avventura a Firenze era già finita in quel momento.