Roma, 15 febbraio 2019 - "Io alla sua età avevo già smesso da un pezzo. Ma, anche in questo caso, meglio evitare i paragoni, grazie..". Giacomo Agostini è il Predecessore di Valentino Rossi. Quindici volte campione del mondo in sella a una motocicletta, non è stupito dall’eterna giovinezza dell’Erede, ancora in gara a quarant’anni. "Ai Campionissimi non si danno consigli - sospira Ago - Vale sa benissimo che cosa sia giusto per lui".
Per lei come fu il rapporto con l’anagrafe? "Ah, io non amavo per niente perdere, mi arrivavano i sussurri di chi mormorava che ormai ero bollito ma me ne infischiavo. In realtà mi ero accorto che a volte non riuscivo più a vincere e allora presi la decisione. Da solo. Ecco, parcheggiai per sempre la moto in garage".
Quanti anni aveva? "Neanche trentacinque".
Beh, Rossi ne fa quaranta e gareggia ancora. "Vale ne ha due volte venti".
Scherzi a parte... "Sto con lui. Continua perché evidentemente si diverte sempre, quindi ha tutto il mio supporto. E non dimentichiamo mai le emozioni che ha trasmesso a noi italiani".
Un fenomeno nazionalpopolare. "Esatto, Valentino ha rappresentato e rappresenta qualcosa di speciale nell’immaginario collettivo".
Quando ha capito che sarebbe diventato un Grandissimo? "Quando ha vinto".
Troppo facile, così. "Eh, ma è la verità! Io non mi fido dei profeti del giorno dopo, di quelli che lo avevano detto. Balle! Sa quante volte ho visto un ragazzo promettente che poi si è sciolto come neve al sole? Ecco, Valentino ha confermato il suo talento vincendo e guardi che mica tutti ci riescono".
Ago, permette la domanda da bar sport? "Gliela anticipo: sono stato più forte io o è stato più forte Rossi?".
Lei mi frega il mestiere. "Vede, la verità è racchiusa in una banalità. Ogni epoca ha il suo eroe. Prima di me c’era stato Hailwood e a inizio Novecento andava in moto persino Tazio Nuvolari! Io e Valentino apparteniamo a generazioni distinte e distanti, io correvo il Tourist Trophy all’Isola di Man, per dire. Oggi il mondo è diverso ed è diverso anche il moto mondiale. Per fortuna, aggiungo io".
Che rapporto c’è tra voi, tra l’Eroe di ieri è quello del presente? "Un assoluto rispetto reciproco. Non possiamo essere amici perché la differenza anagrafica è troppo grossa, io sono del 1942, Vale potrebbe essere mio figlio. Ma ci conosciamo, ci stimiamo, è sempre un piacere incontrarlo".
Beh, siete due Monumenti d’Italia. "Ah, non mi lamento della salute ma Rossi sta ancora in pista e faccio il tifo per lui".
Potrebbe tornare a vincere in Moto Gp? "Adesso siamo nell’era Marquez, uno che va davvero forte e ha la moto giusta. Ma mi aspetto tanto dalla Ducati italianissima e Vale è sempre lì".