Morata fa il CR7 e porta Pirlo fuori dal gelo

Davanti a 16mila spettatori, lo spagnolo decide il debutto di Kiev con una doppietta. Il tecnico bianconero non azzarda esperimenti

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di Gianmarco Marchini

Non ci sarebbe da meravigliarsi se il popolo bianconero oggi scendesse in piazza a invocare un "dpcm" per rendere obbligatoria la presenza di Morata in tutti i match che vengono disputati tra le 12.30 e le 24. Maledicevano l’assenza di Ronaldo, reclamavano l’impiego di Dybala: ai tifosi preoccupati (troppo?) da questa prima Juventus di Pirlo, Alvaro ha risposto con due sorrisoni da bravo ragazzo. E quell’esultanza come a dire "no pasa nada, amigos". Che poi altro non è che la rivisitazione spagnola del portoghesissimo "eu estou aqui" di Re Cristiano.

Certo che l’ex ragazzino di Madrid è tornato bello carico in bianconero. A Crotone un gol, un altro tolto dall’impietosità del Var e un palo. A Kiev due reti e un lavoro enorme nell’economia di una partita resa più difficile dal contesto che dall’avversario in sé. Perché la Juve arrivava in Ucraina seguita da una scia di polemiche e interrogativi sollevati dai due pari in campionato e alimentati dagli arpeggi tattici del suo giovane tecnico. A lui va riconosciuto il merito di aver saputo indietreggiare sulle proprie vanità calcistiche, badando più a sostanza e risultato. Uno spartito che ha trovato nel centravanti spagnolo l’interprete migliore. Una rete alla Pippo Inzaghi e un’incornata alla David Trezeguet, tanto per scomodare due grandissimi nove della storia bianconera. Ecco a voi, Alvaro, il più speciale dei "normali".

Un giocatore voluto fortemente dallo stesso Pirlo e di cui difficilmente si priverà nel corso di questa stagione. Perché Morata è un punto di riferimento imprescindibile là davanti, un equilibratore perfetto, tra gli assoli di CR7, le incursioni di Ramsey e le fiammate dei Chiesa e dei Kulusevski. Buone le prestazioni di questi ultimi due giovanotti, entrambi al debutto assoluto sulla scena europea più prestigiosa.

Della loro velocità e della loro esuberanza si alimenta la Juventus del nuovo corso.

Ma allora quando il Covid restituirà Cristiano alla causa, chi resterà fuori? Incredibile, ma vero, al momento il più indiziato a restare in disparte è proprio Paulo Dybala che nella ripresa di Kiev ha mostrato pochi lampi della sua sconfinata classe, pagando dazio a una condizione fisica ancora lontana dall’essere almeno dignitosa.

"Ha bisogno di giocare, serve tempo", spiegava ieri Pirlo, volendo eludere le domande che inevitabilmente finivano per tornare come boomerang sul numero dieci. A Dybala serve tempo, la Juventus ne ha poco, perché il suo tecnico deve far convivere le proprie idee con le necessità di una stagione già partita in salita, vista anche l’agguerrita concorrenza in Italia.