Venerdì 22 Novembre 2024
GIORGIO CACCAMO
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Mondiale Qatar 2022, il più ricco di sempre. Quanto è costato e chi ci guadagna di più

Doha ha investito 210 miliardi per creare stadi e infrastrutture. Un super giro d'affari per il Paese ospitante, le nazionali partecipanti e ovviamente per la Fifa

Neanche il tempo di dare il calcio d'inizio, eppure i Mondiali di Qatar 2022 possono già passare alla storia come l'edizione dei record. La prima in un Paese mediorientale. La prima in un Paese totalmente privo di tradizione calcistica. La prima giocata in inverno. La prima - non si può tacerlo - che fa registrare migliaia di operai morti per renderla possibile. La prima, soprattutto, per giro d'affari, soldi stanziati, spese folli e ricchi premi.

Il conto dei Mondiali

Il calcio è già di per sé il più ricco degli sport, ma in Qatar il binomio pallone-soldi supererà ogni primato. A partire dai costi per portare la kermesse nel deserto della penisola sul Golfo. Il conto lo fa lo stesso governo di Doha: almeno 210 miliardi spesi per creare stadi praticamente ex novo (solo uno esisteva già ed è stato "solo" adeguato all'occasione) e una serie infinita di infrastrutture - autostrade, ferrovie, aeroporto, metropolitana - per ammodernare il Paese e proiettarlo in un futuro di cui la Coppa del Mondo di calcio è solo il costosissimo biglietto d'ingresso.

Biglietti, prezzi alle stelle

A proposito di biglietti, nel solo Qatar ne sono stati venduti circa 3 milioni, per un costo variabile dai 100 ai 1.100 dollari. Per la cronaca, gli abitanti dell'emirato sono circa 2,99 milioni, l'88% dei quali stranieri. La stima dei costi totali per chi dall'Italia volesse assistere almeno alla fase a gironi si aggira sui 5mila euro per due persone, tra voli, biglietti delle partite, dieci giorni in hotel, noleggio auto, cibo. Cifra che sale ovviamente in caso di fase a eliminazione e finale. In generale l'aumento medio del costo dei biglietti rispetto a Russia 2018 è del 45%.

Giro d'affari monstre

I 210 miliardi di costi totali sono un record assoluto. I numeri non mentono: l'edizione di Usa 1994 costò appena mezzo miliardo; Francia '98 2,3 miliardi; il binomio Corea/Giappone del 2002 superò i 7 miliardi; Germania 2006 4,3; il primo mondiale africano, Sudafrica 2010, si fermò a 3,6; l'edizione brasiliana del 2014 schizzò a 15,6 miliardi, mentre quella russa del 2018 arrivò a 11,7. Certo, i 210 miliardi qatarioti comprendono un mega indotto infrastrutturale, ma già solo la spesa per gli stadi avveniristici oscilla tra i 6,5 e i 9 miliardi di dollari. Ovvio che a un Mondiale così costoso corrisponda un giro d'affari monstre, per il Paese ospitante, per le nazionali partecipanti e ovviamente per la super federcalcio mondiale, la Fifa. Le stime parlano di introiti complessivi di 6,5 miliardi di dollari (nel 2018 furono 4,5), ma alcuni analisti si spingono a ipotizzare che l'evento muoverà qualcosa come 17 miliardi. In pratica il costo di una manovra finanziaria. Il Qatar prevede nell'immediato l'arrivo di 1,5 milioni di turisti-tifosi, per un beneficio a breve termine da 20 miliardi di dollari per l'economia nazionale.

Diritti tv e premi alle nazionali

Come sempre, il grosso della fetta dei guadagni se la prendono i diritti televisivi: nel triennio 2015-2018 la Fifa aveva incassato dai vari network oltre 4,5 miliardi di dollari. Rispetto a Russia 2018, inoltre, la Fifa ha anche aumentato del 20% i premi riservati alle nazionali, per un totale di 440 milioni di dollari. Innanzitutto, ciascuna federazione si ritroverà nelle casse un milione e mezzo per coprire i costi di preparazione. Poi chi sarà eliminato già nella fase a gironi potrà comunque incassare un assegno da 9 milioni, che diventano 13 per chi si ferma gli ottavi di finale, 17 per i quarti, 25 per il quarto classificato, 27 per chi sale sul gradino più basso del podio, 30 per il secondo e 42 per chi potrà fregiarsi del titolo di campione del mondo. Per semplificare, mancando la qualificazione, la nostra nazionale ha rinunciato almeno a 10,5 milioni... E inoltre la Fifa ha stanziato 209 milioni di dollari destinati ai club che mandano i loro giocatori in Qatar. Una misura di compensazione, pari a 10mila dollari al giorno, che ha fatto molto discutere, considerato che invece sono state rifiutate analoghe forme di risarcimento alle famiglie degli operai morti nei cantieri.

Geografia degli interessi economici

Ma un evento globale come i Mondiali di Calcio finisce per far passare in secondo piano le questioni sui diritti civili e dei lavoratori, proprio perché, tra Realpolitik e "sportwashing" (ripulirsi l'immagine ospitando grandi manifestazioni sportive), dominano gli interessi economici e politici. D'altra parte il Qatar "conviene" a tutti: è il primo esportatore al mondo di gas naturale liquefatto. Così solo pochi sponsor europei o statunitensi hanno deciso di non mettere i loro marchi a disposizione di Qatar 2022, o limitare gli investimenti. La guerra in Ucraina ha inoltre reso indisponibili i soldi russi (a partire dal colosso energetico Gazprom). Quindi le nuove risorse fresche arrivano ora dalla Cina: se fino al 2015 il contratto di sponsorizzazione firmato da Adidas con la Fifa (800 milioni di dollari fino al 2030) era il più costoso di sempre, ci ha pensato un anno dopo il colosso immobiliare cinese Wanda a scalzarlo con i suoi 850 milioni. Le compagnie cinesi dovrebbero garantire 1,4 miliardi di entrate, rispetto agli 1,1 di quelle americane. E anche il confronto tra i valori dei singoli contratti annuali di sponsorizzazione a Qatar 2022 incorona la Cina: 206,67 milioni di dollari, contro i 128,5 statunitensi, i 134 dello stesso Qatar e i restanti 184,5 tra compagnie europee, asiatiche e sudamericane. Quindi è cambiata anche la geografia degli interessi economici: tra i nuovi nomi entrati nel ruolo di partner della Fifa spicca l'indiana BYJU's, una piattaforma educativa, per una cifra intorno ai 40 milioni di dollari; c'è poi la società petrolifera autoctona, Qatar Energy; ancora Crypto.com, piattaforma di criptovalute già ben salda nel mondo globale del pallone. La spesa per marketing e pubblicità, scommettono gli analisti, gli investitori e gli stessi governanti del Qatar, avrà un effetto moltiplicatore proprio perché si gioca a ridosso del Natale. Insomma, se è vero che pecunia non olet, evidentemente neanche i petrodollari...