Qatar, 9 dicembre 2022 - Dal 'Bruto tu quoque', al 'Bruno tu quoque' il passo può essere assolutamente breve. In fondo basta cambiare una consonante e rivedere la carriera di Brunone Petkovic, il giustiziere del Brasile. Se la Croazia approda in semifinale lo deve a un portiere che già con il Giappone aveva mostrato tutto il suo talento. E con il Brasile di Tite ha saputo ripetersi. Ma per giocarsi la qualificazione ai rigori, la Croazia, passata in svantaggio dopo una magia di Neymar, ha dovuto ricorrere al piedone (con annessa deviazione) di Petkovic, che nel nostro paese è passato, senza lasciare però grandi tracce.
Fisico da corazziere, lottatore indomito: classico giocatore che piace ai tifosi, se non fosse per un particolare. Qua da noi ha segnato poco, pochissimo. Classe 1994 Brunone arriva giovanissimo in Italia. Ha 18 anni, il Catania è in serie A e il croato pare destinato a una carriera luminosa. Catania in A senza gol, una stagione in B con il Varese (una rete) poi Reggio Emilia, in Lega Pro. Sedici presenze e quattro reti: con quel fisico sembra il classico Rambo al quale basta passare il pallone, in mezzo all’area, per sfondare le reti.
Entella e Trapani lo riportano in serie B. Il Bologna, nel 2017, lo riporta nella massima serie. Lui si impegna, lotta, sbuffa. Ventuno presenze, nemmeno un gol. Nel gennaio 2018 passa al Verona, sempre in serie A. Anche nella città di Romeo e Giulietta lo scenario non cambia. Brunone è nel pieno della maturità, ha muscoli e tiri potenti. Ma la porta non la inquadra mai.
Così, dopo l’esperienza con l’Hellas, torna in patria, con la maglia della Dinamo Zagabria. Vince quattro campionato di Croazia, vede la porta, ma non è un bomber. Come massimo, in un anno, tocca quota 9, mai in doppia cifra. Poco per considerarlo un goleador. Nei vari campionati, 239 presenze e 56 reti. In Nazionale più o meno il ritmo è lo stesso: 26 gare e 6 reti.
Non è un bomber, certo. Ma un giorno potrà ricordare ai nipotini di aver fatto piangere un intero paese, il Brasile. Se come l’uruguagio Schiaffino (mondiali del 1950) lo sapremo presto, perché per imitarlo Brunone dovrebbe diventare campione del mondo. Intanto, con il suo piedone poco educato, ha messo al tappeto la Nazionale favorita, quella più blasonata. Quella dal balletto facile. Stasera, balla solo lui, Brunone Petkovic, che in Emilia non abbiamo capito. Ma da oggi, la storia del croato, sarà differente.