Doha, 22 novembre 2022 - Ogni quattro anni diventa protagonista. Perché, diciamolo francamente, essere il portiere dell'América (club messicano) non è che in Europa ti porti alla ribalta. Ma Guillermo Ochoa sa come si fa. Riccioli strizzati nella consueta fascia per capelli. L'altra fascia, quella da capitano, stretta al braccio. Stanotte sarà l'incubo di Lewandowski. Messico-Polonia si stava candidando per essere la partita più brutta del Mondiale. Il bomber del Barcellona però si guadagna nella ripresa un rigore (anzi, un rigorino decretato con il Var...) e si presenta sul dischetto.
Parentesi. Al Mondiale Lewandowski non ha mai segnato. Strano per uno abituato a fare valanghe di gol. Non ci è andato nemmeno mai troppo vicino nel 2018, con la Polonia eliminata nel girone. Oggi l'occasione più ghiotta, dicevamo. Un rigore da spedire alle spalle di Ochoa. Tensione anche sul volto di chi è abituato a tirarne di pesanti. Rincorsa e urlo strozzato in gola da parte dei (pochi) polacchi sugli spalti. Il boato è degli altri. Della marea verde. Perché Memo Ochoa si è superato di nuovo. Tuffo alla sua sinistra e rigore respinto.
Ai miracoli (lui che è al quinto Mondiale) ci è abituato. Nel 2014, alla prima Coppa del Mondo da titolare, divenne idolo non solo dei messicani per aver fermato il Brasile. Neymar e compagni si ritrovarono a sbattere ripetutamente contro un muro di gomma e la partita terminò 0-0. L'edizione successiva, nel 2018, lo spauracchio Ochoa si materializzò contro la Germania. Parate a ripetizione, che costarono l'eliminazione dei tedeschi e l'approdo agli ottavi dei messicani. Stavolta è toccato alla Polonia e a Lewandowski. Altro scalpo di prestigio.
Personaggio particolare, gioca con il 13 perché è legatissimo a questo numero. È nato il giorno 13, ha esordito sempre il 13 alle ore 13. Per la cronaca, la partita è finita 0-0, ma il tonfo mattutino dell'Argentina apre il girone a qualsiasi risultato. Il Messico ha una missione: giocare almeno cinque partite in questo Mondiale. Vorrebbe dire infrangere il tabù Ottavi. Da Usa '94 il cammino dei messicani s'infrange sempre al primo round degli scontri diretti. Ochoa e compagni ci credono. E stasera il ricciolo capitano ha messo il primo mattoncino per riuscirci.
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