di Paolo Grilli
Di Maria è il faro, il maestro, l’antidepressivo di questa Juve in bilico. Sul campo inzuppato di Nantes, che i maligni accostavano già a quello terribile di Istanbul 2013, il Fideo si prende la Signora sulle spalle e la paura si dissolve in una manciata di minuti. Difficile stabilire se sia più abbagliante il sinistro del vantaggio, lo slalom che porta al rigore – poi trasformato dall’argentino con la pipa in bocca – o persino il colpo di nuca nella ripresa per la tripletta. Non importa: allo Stadio della Beaujoire va in scena la dimostrazione di cosa significhi essere campioni e trascinatori.
Bianconeri agli ottavi di Europa League, e non era scontato dopo un’andata dei playoff che aveva sollevato molteplici dubbi. Non si può certo gridare al miracolo, il volo resta di quelli radenti, ma era palpabile nel prepartita l’atmosfera persino da “ultima spiaggia“ che gravava sulla Juve: aggrappata come non mai alla coppa per una questione di autostima e, soprattutto, perché nulla è certo di quello che la classifica di campionato le riserverà di qui al 4 giugno.
Le meraviglie del Fideo liberano – momentaneamente, è chiaro – anche Allegri di un grosso peso, quello della potenziale figuraccia fuori dai nostri confini. Max, poi, aveva rischiato non poco schierando Kean titolare al posto di Vlahovic. Una scelta del tutto controcorrente, per molti illogica, anche concedendo al tecnico la facoltà di scegliere al meglio tra chi allena quotidianamente.
Moise, però, come spesso accade quando gli viene accordata una chance da titolare, non fa nulla per dare ragione a Max. Impreciso nei controlli lontano dalla porta, quasi mai nella posizione giusta per farsi lanciare in profondità liberando la sua potenza, il ’2000’ della Juve non riesce in alcun modo a graffiare.
Poco male, in una gara già ben indirizzata e con i ritmi calanti da metà ripresa in poi, proprio quando tocca a Dusan entrare, senza però più dover spaccare la partita. La scena rimane tutta di Angel, uno che tra nome e cognome richiama il divino e che lo fa ancora meglio quando mette in azione il suo sinistro. Sempre più evidente la sua totale libertà in campo, variabile scientificamente impazzita in uno scacchiere che non concede altre licenze.
Il Nantes non contende in alcun modo il pass ai bianconeri, specialmente negli oltre 70 minuti in inferiorità numerica per l’espulsione di Pallois. Ma riabbraccia in campo Ganago dopo la tragica morte della figlioletta, e i tifosi partecipano commossi al suo ritorno con cori e striscioni.
Allegri, nel dopo partita, non può che applaudire i suoi, ma invoca una velocità di palla ancora maggiore evitando che il gioco ristagni in certe fasi della partita. Tutto vero: in Europa i divieti di velocità riguardano solo quelle minime da tenere. Fagioli, col suo pensiero rapido in campo, aiuterà ulteriormente la Juve a crescere in questo senso. A mezzogiorno i sorteggi degli ottavi a Nyon (diretta Sky): sognare si può ancora, a piccoli passi.