Larissa d’argento, Larissa a 6,97, Larissa fantastica, Larissa internazionale. Soprattutto Larissa non più ‘solo’ figlia della grande lunghista Fiona May e dell’ex azzurro di salto con l’asta Gianni Iapichino (oggi suo allenatore), ma sempre più Larissa con la sua identità di atleta di straordinario talento. Anche se è ovvio e inevitabile il confronto con la madre, proprio dopo averla battuta portando a 6,97 il record italiano indoor nella gara che le ha dato l’argento europeo.

Si sentiva di poter fare un grande exploit?
"Sentivo di stare bene, di aver fatto un ottimo lavoro con mio padre, poi non sempre a certe sensazioni corrispondono i risultati. È stata una gara tiratissima che ho affrontato dicendo a me stessa di divertirmi e poi di fare il bilancio alla fine".
Che effetto le fa aver battuto sua madre?
"Mi fa un po’ strano, in fondo un po’ mi dispiace (ride, ndr) ".
Perché?
"Per me mia madre è una delle atlete più forti che ci siano mai state. Poi sa, battuta sì, ma solo nel record indoor, perché per arrivare a fare quello che ha fatto lei nell’atletica devo mangiare ancora tanta pastasciutta".
Ovviamente l’ha sentita dopo la gara .
"Certo, è stata la prima persona che ho chiamato".
Immagino che non sarà stata affatto dispiaciuta di aver perso il record.. .
"Era contentissima, urlava agitatissima. Lei ha sempre detto che i record sono fatti per essere battuti. Mi ha detto di continuare così e di tenermi stretta questa medaglia".
Eppure lei non voleva che facesse atletica.
"Non è che non voleva, è che mi ha messo in guardia dal fatto che avrei avuto una forte pressione, continui paragoni. Quando poi ho scelto il lungo mi ha detto: ‘Ma allora ti vuoi male’. Ma era tutto detto sempre in modo scherzoso".
E babbo Gianni è più severo come padre o come allenatore?
"Direi decisamente più severo come allenatore. Come padre, essendo noi due figlie femmine, lo costringiamo sempre a fare quello che vogliamo".
E in campo, invece?
"Pretende, non in maniera esagerata, ma vuole e pretende impegno da parte mia. E mi sembra anche giusto, non perché sia mio padre, ma perché è giusto che lo pretenda qualsiasi allenatore".
Vedendo da fuori, si nota un bel feeling tra voi due
"È vero, ci basta uno sguardo per capirci. Durante le gare lo cerco molto in pedana, mi confronto parecchio con lui".
Si è messa alle spalle una stagione complicata come quella scorsa. Quel 6,91 (primato mondiale indoor under 20, e record della madre eguagliato) ottenuto nel 2021 a nemmeno 19 anni pesava?
"Guardi, se avrò una lunga carriera, come spero, i momenti difficili della scorsa stagione non saranno gli ultimi e non sono stati i primi. È così nello sport come nella vita. Arrivare da quel 6,91 non è stato facile, sono stata travolta dalla situazione, ma questo fa parte della crescita. L’anno scorso ho lavorato molto con il mio mental coach Marco e di fronte alle delusioni non mi sono mai arresa. Ho fatto parecchia esperienza internazionale tutto questo ora me lo ritrovo".
Torniamo agli europei indoor di Istanbul, quando ha capito di essere in una grande giornata?
"Solo alla fine, mi sono resa conto di aver fatto qualcosa di meraviglioso in una gara di altissimo livello, con una grande atleta come Mihambo che è arrivata quarta con 6,83 una misura notevole".
Il suo compagno in azzurro Samuele Ceccarelli, campione europeo sui 60 metri davanti a Jacobs, studia giurisprudenza, lei anche.
"Si vede che quest’anno è la facoltà portafortuna (ride, ndr). Con Samuele mi sento spesso per parlare dello studio".
Ora non può più nascondersi: gli obiettivi sono i Mondiali di Budapest in agosto e poi le Olimpiadi nel 2024?
"Facciamo un passo alla volta. Prima ci sono gli europei under 23, poi affronteremo i Mondiali, ma passo dopo passo".
Non mi dirà che non sogna le Olimpiadi a Parigi...
"Sognare si sogna, ma non voglio pensarci troppo".