di Mattia Todisco
Nel derby a distanza di alta classifica muove prima l’Inter sulla scacchiera. Vince, portando a due punti la differenza col Milan (in campo oggi) e preparando psicologicamente con i giusti crismi l’appuntamento di Champions contro lo Shakhtar da cui arriverà il primo verdetto stagionale.
Il Bologna cede 3-1, non riuscendo ad allungare a tre i successi consecutivi a San Siro dopo le gioie a sorpresa delle ultime due stagioni. Vano e poco produttivo il cambio di modulo deciso da Sinisa Mihajlovic. Lo show del tecnico in conferenza, alla vigilia, è pre-tattica della pre-tattica: alla fine i rossoblu si presentano davvero col 3-5-2 provato in settimana. Giocano, i felsinei.
Se devono arretrare lo fanno con tutti gli effettivi, provando a punzecchiare la difesa avversaria poggiandosi sulla mobilità di Palacio e la qualità del duo Schouten-Svanberg in mezzo. In campo a viso aperto, l’area di Skorupski non è una trincea. Mihajlovic si affida alle possibilità del trio difensivo, a cui viene chiesto di non cedere davanti allo strapotere fisico di Lukaku. È proprio di potenza, con un pizzico di fortuna nel rimpallo, che il belga beffa Tomiyasu e successivamente Skorupski, sfruttando una produzione a sinistra di Perisic dalla maggiore qualità rispetto a quanto non faccia inizialmente Hakimi a destra. Il marocchino si prende i rimbrotti di Conte per qualche licenza in difesa su cui Barrow non trova il modo di punire.
Le urla lo scuotono e quando la palla arriva sul lato opposto le possibilità offensive (nettamente superiori alla media) consentono all’esterno ex Dortmund di inserirsi, stoppare e trafiggere il portiere per il bis di fine prima frazione, con dedica all’amico ed ex difensore classe ’89 scomparso per un male incurabile. È un punteggio che obbliga gli ospiti a scoprirsi.
Si aprono spazi in cui l’Inter cerca di far valere le qualità di rimessa, mancando una grande occasione con Sanchez dopo averne fallita una identica nel primo tempo con Lukaku, poco prima del 2-0. Non ci fosse uno Skorupski in gran forma il Bologna sarebbe ancora più indietro nel punteggio. Il rammarico di Conte, più che per un gioco e una determinazione tornati a livelli rassicuranti, è non vedere sul tabellone un nome in più tra i marcatori. È un difetto che si paga con il gol di Vignato, in una delle rare concessioni della difesa interista, presa in castagna da una grande giocata di Palacio. Ci vuole Hakimi, ancora lui, a riportare il sereno. L’ultimo brivido è per l’uscita dal campo di Vidal con un problema fisico che andrà valutato. A Mihajlovic, che lo scorso anno aveva vinto lanciando il giovane Juwara sotto di un gol e di un uomo, non riesce di nuovo il numero di magia con i talenti Khailoti, Vergani e Rabbi nel finale. Merita un capitolo a parte Eriksen: Conte lo inserisce al 90’ per Sanchez. L’addio è sempre più vicino.